Una giovane scrittrice australiana, Joanna Murray Smith, firma un testo lucido, ironico e avvincente come un match, che ha vinto il Victorian’s Premier’s Literary Award for Drama nel 1996 e che ha stregato Meryl Streep e Paola Pitagora, protagoniste d’eccellenza, a New York l’una e in Italia l’altra, di questo spettacolo. Nel ring della vita ci sono 4 personaggi: Honour, donna intelligente, un tempo scrittrice di successo e ora moglie devota; suo marito, giornalista affermato e critico letterario, corteggiato dalla stampa e da proposte editoriali; la loro figlia, studentessa universitaria, ancora acerba nella definizione di se stessa; e una giornalista giovane e caparbia, incaricata di scrivere un profilo sullo scrittore. Honour mette in scena il terremoto emozionale scatenato dalla ragazza che, con le sue domande dirette e scorrette, apre la strada a dubbi e rimpianti della coppia apparentemente solida e appagata, sposata da 32 anni. “Chi siamo sotto quello che sembriamo di essere?”, “quale perdita c’è dentro di te?”. Le risposte carpite col suo registratore sono l’inizio di uno sconvolgimento delle certezze individuali e di reciproci confronti di opinioni divergenti, che Murray Smith analizza senza trovare facili soluzioni o indicare un’unica via. Ogni parte ha le sue ragioni, non c’è una sola verità: esiste la voglia di rimettersi in gioco, riscoprendo passioni che sembravano appartenere solo al passato, ed esiste un atteggiamento realistico, che tiene conto del tempo che è passato e rispetta le scelte e i compromessi fatti nel nome dell’amore. Le certezze di varie generazioni si scontrano, per rimettersi in discussione in un finale efficace. Accanto a Paola Pitagora, sempre in forma e dalla recitazione elegante, Evita Ciri, sua figlia anche nella realtà, Roberto Alpi, col suo charme quasi inglese, volto soprattutto per il ruolo di Ettore Ferri in Centovetrine, e Viola Graziosi, figlia d’arte e nipote di Ugo Gregoretti, fresca e dal piglio sicuro.
Fino al 27 febbraio al Teatro della Cometa di Roma.