ASPETTANDO NIL“Non c’è niente di più comico dell’infelicità”Samuel Beckett da “Finale di partita”
Due vecchie donne decrepite attendono l’arrivo di un uomo.
L’uomo arriverà solo nel momento in cui le due donne saranno pronte.
Le due donne saranno pronte solo nel momento in cui finiranno di prepararsi.
Ma le due donne finiranno di prepararsi?
E l’uomo finalmente arriverà?
Aspettando Nil è la storia di due “attrici” visibilmente coetanee che “giocano” a fare la mamma e la figlia.
E’ la storia di due personaggi che s’ interrogano loro malgrado sull’assurdità dell’esistenza umana.
E’ la storia di due creature che attraverso un rapporto di potere ( chi lo esercita e chi lo subisce?) ci raccontano una realtà tragicamente vera e simpaticamente inventata, di una madre che prepara la figlia all’incontro con il futuro marito, o ancora, di una figlia che prepara sua madre all’incontro con il futuro sposo.
Una giornata come molte altre in cui si continua ad aspettare, in cui “non accade niente”, e questo niente si fa rivelatore delle infinite contraddizioni che attanagliano l’esistenza di due personaggi archetipici.
QUANDO SAREMO GRANDI!
“Quel topo morirà se non lo ammazzo”
Samuel Beckett da “Finale di partita”
La campanella è suonata.
Tre piccole sedie al centro della scena.
Tre linee che dalle sedute portano a tre attaccapanni.
Sugli attaccapanni tre cartelle di scuola.
Seduti sulle sedie troviamo tre bambini decrepiti che attendono che la mamma li venga a prendere.
Tre fratelli che la attendono da una vita.
Poche certezze per i vecchi bambini: non si devono allontanare, non devono fare un passo in avanti, perché davanti c’è il vuoto, l’ignoto, la paura di perdersi e la solitudine, davanti c’è il futuro che li attende.
La loro vita piena di speranza si riduce ad una linea che percorrono solo per andare indietro, per andare a fare quello che la madre ha detto loro: andare alla cartella.
Queste tre incarognite e vecchie creature non agiscono e guardano il mondo credendo di poterlo possedere, ma avendone una paura più grande di loro. Una paura che li spingerà ad un salto nel vuoto, quello spazio che loro non hanno il coraggio di “scoprire”. I tre fratelli, come fossero tre anime di un moderno Krapp si giocheranno questa ultima
partita che li condurrà verso la fine. Il vuoto è naturalmente rappresentato dallo spazio simbolico antistante le tre sedie.