Un cimitero senza croci, segnato solo da una trama regolare di nomi e cognomi, date di nascita e di morte di chi è stato e non è più. Un uomo e una donna si incontrano. Lui sembra essere giunto lì in anticipo per il funerale della nonna. Lei sembra esserci capitata per caso. In un presente ellitticamente eterno, una conversazione afasica, interrotta, rivela tra i due un passato imperscrutabile e l’attrazione dell’uomo per la morte. Un testo potentissimo, una profonda riflessione sulla morte e sul tempo, su Dio e sull’amore, dal quale emerge un’umanità incapace di rapportarsi alla transitorietà della vita e alla morte come la realtà che più ci appartiene, come il frutto di cui noi siamo solo la buccia e la foglia. Tutti i personaggi della commedia oppongono alla morte qualcosa: l’illusione dell’idillio (che sanno impossibile), l’ordine della famiglia ormai alla deriva, l’osceno come strategia di addomesticamento della morte. Salvo accorgersi di essere solo voci ripetute di corpi destinati a scomparire e ad essere sostituiti da altri corpi.
« L’autentica immagine artistica deve riflettere il mondo. E non il mondo dell’artista ma il cammino dell’umanità verso la verità. »