Euripide
era considerato ai suoi tempi un autore moderno avendo introdotto l’analisi psicologica dei sentimenti e soprattutto delle passioni amorose nell’animo femminile. Il grande drammaturgo ha cercato di razionalizzare i miti e di adeguarli alla realtà del presente, ha “inventato” il prologo, ha dato una fisionomia nuova al coro che diventa spesso indipendente dall’azione. Per la varietà dell’intreccio e l’abilità nello svolgerlo per suscitare l’interesse degli spettatori, fu considerato il padre della commedia nuova.
Meravigliosa e furibonda. Una storia, quella di Medea, che parla di vendetta, di passione e di morte.Una storia, soprattutto, che continua ad emozionare, del tutto indifferente al tempo e ai tempi. Una storia che lascia sgomenti.
Medea è la prima donna che si ribella non soltanto a una condizione di inferiorità sociale, ma anche al destino, è una donna tradita e ferita che sovverte l’ordine familiare e, più per rispondere a un’ingiustizia che per pulsione sentimentale, uccide i figli affinché il padre traditore li pianga in eterno. Un atto irrazionale e per di più autolesionistico che sfuma nel mistero. Il tradimento da parte dell’uomo che ama, il terrore dell’abbandono, l’ingiustizia per l’ordine sovvertito (lei la vittima punita con l’esilio), la natura altera e violenta scatenano in lei pulsioni crudeli. Ma è la lucidità di Medea, la sua fredda determinazione che sconcerta. Medea usa tutte le strategie per portare a termine il suo folle disegno: dalla seduzione, che è quella che usa con Creonte, alla violenza fino alla furbizia. Pamela Villoresi ritorna al personaggio dopo averlo già portato in scena otto anni fa a Taormina e questa volta lo fa nella traduzione e adattamento di Michele Di Martino e Maurizio Panici – ottimo Egeo sul palcoscenico – che è già stato presentato con successo nel teatro Greco di Tindari il maggio 2010.
Avvolta in una tunica color rosso fuoco Pamela è padrona della scena, ieratica e crudele è abilissima nel dosare le varie immagini drammatiche del personaggio con una splendida voce dall’ampia gamma di toni e colori e un’eccezionale capacità gestuale.
Accanto alla brava Pamela Villoresi e al già citato Maurizio Panici, ricordiamo l’intensa interpretazione David Sebasti nel ruolo di Giasone, Renato Campese in quello di Creonte e ancora Silvia Budri Da Maren (la nutrice), Andrea Bacci (il messaggero) ed Elena Sbardella (la prima corifea).
Le belle e suggestive scene di Michele Ciacciofera e le musiche di Luciano Vavolo sono di grande potere evocativo.