Con la sua nuova commedia “Se tutto va male divento famoso”, l’autore-regista Gabriele Pignotta, si concentra stavolta su gravose problematiche attuali, la perdita del lavoro e le difficoltà finanziarie, la facile illusione del successo televisivo, ma anche la ricerca della propria libertà. È meglio essere o apparire? Un dilemma risolto dall’autore sempre con il sorriso, in una commedia bizzarra, condita di comicità garbata e di facile approccio, ma non invadente o scadente.
Con sguardo ora gentile, ora illusorio, ora dissacrante, Pignotta racconta stavolta la storia di quattro quarantenni dipendenti di una multinazionale sull’orlo del fallimento, che vengono improvvisamente licenziati. Il colpo è duro e le loro reazioni saranno molto diverse. Dario, in attesa di due gemelli dalla compagna, tenta la fortuna con il gratta e vinci adattandosi a qualunque lavoro; la stressatissima Sara, madre di famiglia è sempre più angosciata e Michela, rampante donna in carriera, si rende conto di non avere mai avuto una vita privata. Solo Jacopo (Gabriele Pignotta, che fa della sua spontaneità il suo punto di forza) coglie la funesta situazione come l’ultima possibilità per riconquistare la propria libertà e riappropriarsi della sua vita, godendosi il suo tempo libero e ricominciando a suonare la chitarra fino ad arrivare a coinvolgere i suoi ex colleghi in una band per partecipare a un talent show televisivo. Lieto fine assicurato ovviamente in questa gradevole commedia che affronta con il sorriso temi attuali e seriosi, senza perdere di vista l’importanza della qualità della vita e dei propri sogni perché se nel lungo percorso dei quattro amici ci saranno colpi di scena, difficoltà e illusioni, i protagonisti diventeranno alla fine individui migliori, capaci di apprezzare al meglio le proprie vite. Pignotta parte da temi drammaticamente attuali, per dissacrare poi il falso mito della tv (e di certi programmi) con le sue seduzioni e con le sue false illusioni, perfetta panacea moderna per risolvere tutti i propri problemi senza difficoltà alcuna e triste indice sintomatico del crollo di valori nella nostra società. E spingendosi stavolta oltre le dinamiche dell’amore, l’autore dimostra di sapere gettare uno sguardo efficace e disincantato, a tratti buffo, a tratti tragico, sulla realtà sociale (meglio essere o apparire?) per sorridere anche delle disgrazie della vita e per cogliere quanto ci sia di positivo anche in momenti di difficoltà, senza rinunciare ai propri sogni. Insomma lo spettacolo funziona ed è vivace, costantemente sostenuto da un buon ritmo della regia, e fra battute ad hoc e piglio ironico ed ottimista, diverte il pubblico, che gradisce non solo il testo, ma anche la qualità dei quattro attori in scena, Gabriele Pignotta, Fabio Avaro, Cristiana Vaccaro, Ilaria Di Luca, molto affiatati sul palco e in grado d’infondere qualità e sfumature ai loro personaggi. In scena fino al 22 maggio al Teatro Manzoni di Roma.
Fabiana Raponi