Uno spettacolo “che viene da lontano. Sono quindici anni che calchiamo le scene italiane. Nato in un piccolo teatro nel centro a Milano è diventato poi uno spettacolo-cult che ha girato per tutta Italia, anche su grandi palcoscenici” dice Corrado D’Elia parlando del “Cirano di Bergerac” di Rostand della Compagnia Teatri Possibili: e i numeri ci sono tutti, oltre 150 mila spettatori, più di 1.000 repliche in tutta Italia. E finalmente Cirano arriva anche a Roma, in scena al Teatro Vittoria.
L’inizio è quasi spiazzante per lo spettatore meno preparato, immediatamente scaraventato in uno spettacolo che punta tutto sull’interpretazione e sul taglio registico e ben poco sullo sfavillio di contorno. “Forse la storia d’amore per eccellenza” quella di Cirano per Corrado D’Elia (già vincitore del prestigioso Premio Internazionale Pirandello 2009 e vincitore del Premio della Critica 2010) regista e protagonista dello spettacolo che rivoluziona il testo di Rostand liberandolo dagli antichi merletti e dal romanticismo facile, rendendo il protagonista eroe moderno che paga con la morte la sua libertà e il suo rifiuto all’asservimento politico e culturale. Cirano è uomo virtuoso e coraggioso, scontroso e vitale, abile e spietato spadaccino, quanto appassionato poeta d’amore dal naso lunghissimo, perdutamente e segretamente innamorato, ma non corrisposto dalla bella Rossana, a sua volta invaghita di Cristiano, bello, ma privo di spirito (per usare un eufemismo…). La vicenda è nota, ma l’allestimento di D’Elia è efficace ed energico, tremendamente fisico e vitale, moderno e il regista ammonisce che “chi viene a vederlo non si aspetti i versi stantii da Baci Perugina cui molti allestimenti ci hanno abituato”. Ma la modernità non risiede nell’apparente scelta dei costumi contemporanei, o quasi, salvo qualche breve dettaglio, ma nella capacità di appassionare e di commuovere ancora oggi, fra momenti ironici e comici, drammatici o d’intenso lirismo, ma mai sdolcinato o stucchevole. Molto funzionale a tale concezione essenziale è anche la scenografia (di Roberto Palla) semplicissima con cui interagiscono gli attori in ogni momento: un nudo piano pericolosamente inclinato i cui praticabili s’intersecano a simulare scene o palazzi, ospitando i forsennati passi degli attori in scena. Tutto sulla scena è fortemente simbolico, perché Cirano, uomo a cui il regista ha tolto volutamente la y, deve diventare un uomo vero, pratico, reale. E lo diventa davvero nell’appassionata e fisicissima interpretazione di D’Elia, affinata da anni e anni di lavoro sul personaggio, ora sfacciato, ora crudele, ora tenerissimo amante, ora dolente uomo solo, ora uomo d’onore a restituire forza e fragilità al personaggio. Corrado D’Elia è un Cirano che affascina e che commuove dai tratti profondamente umani e dalla voce suadente nel sussurrare parole d’amore che rapiscono sinceramente il cuore e l’anima. In scena con il regista attore Monica Faggiani (Rossana), Vincenzo Giordano, Bruno Viola, Tommaso Minniti. Guardando questo Cirano ci si rende conto che sono tanti gli elementi che contribuiscono allo strepitoso successo di questo spettacolo (in continua evoluzione dall’idea di Cuomo) dall’impatto visivo, alla traduzione in prosa del testo di Rostand (l’adattamento come la regia sono di Corrado D’Elia sulla traduzione di Riccardo Cuomo) davvero molto fluida e d’effetto poetico, che talvolta si perde addirittura in eccessive licenze di carattere contemporaneo, alla bravura degli attori, al ritmo vorticoso. Fino alle geniali (a tratti) soluzioni registiche (a indugiare sul lunghissimo bacio fra Rossana e Cristiano persi in un altro mondo con tanto di musica diegetica o a dar voce altrui alla lettura delle lettere) che accendono in ogni momento la scena, appassionando di continuo lo spettatore. Soluzioni forse un po’ troppo semplici, eccessivamente d’impatto e facili per catturare la benevolenza del pubblico? Forse, ma il Cirano di D’Elia sembra travalicare la veste moderna che lo accompagna, spogliando il personaggio di classicismo e trasformandolo in un uomo vero, andando davvero al di là del naso di gomma, indossato e messo da parte anche in scena. Molto appassionante e creativo. In scena fino al 15 maggio al Teatro Vittoria di Roma.