Dopo il successo di Muratori, il valente drammaturgo Edoardo Erba torna a collaborare con la collaudatissima coppia Paolo Triestino – Nicola Pistoia, che si conferma ancora come una delle migliori nell’attuale panorama artistico italiano. La commedia “Trote” intreccia quanto ci sia di più universale e democratico, la vita e la morte e scritta appositamente per gli la coppia Triestino-Pistoia, ne esalta le qualità, adattandosi perfettamente alle corde artistiche ed emotive dei due straordinari interpreti in scena. Trote è testo intelligente e calibrato che fa riflettere con amara tragicità sulla vita fra ironica, spietata leggerezza partendo dal ritiro frettoloso di alcune analisi cliniche, lo scambio dei referti, la scoperta di una malattia in fase terminale, incipit della vicenda che si svolge con conseguenze inaspettate. Quali pensieri, quali sentimenti si aggrovigliano nella mente di un uomo, un uomo qualsiasi che scopre improvvisamente di essere irreversibilmente malato? Paura, ansia, sconforto, disperazione, pentimento, attimi di sincerità sono le normali reazioni umane: sullo sfondo i rumori del traffico e delle persone, sul palco una storia di tragica attualità. Le vite del meccanico Maurizio e di Luigi, operaio con l’hobby della pesca s’intrecciano allora per un lasso di tempo minimo forse, ma fondamentale per entrambi, testimone il silanezioso fiume Aniene, dove si pescano trote. Il dialogo procede e due uomini così diversi fra loro si conoscono, si scoprono, forse diventano amici. Come nella migliore tradizione della commedia italiana il testo, di cui letteralmente si appropriano gli attori, è semplice, anzi, sembra spudoratamente semplice, nella banalità delle chiacchiere, nel linguaggio verace, nella concretezza degli argomenti, per sollecitare invece in ogni momento l’attenzione e il pathos del pubblico e svelare l’intrinseca profondità della vita, fra fulminanti battute sagaci e tragicamente comiche che hanno un sapore amaro e sincero. Il testo è bellissimo , e non crediate il contrario, assai divertente, e riesce concretamente a vivere di vita propria non solo per le proprie intrinseche qualità: si tinge di reale, totale autenticità, nei temi e nei personaggi e si mesce a sorpresa con un finale dal tocco malinconicamente surreale, ma anche per la perfetta aderenza alle corde artistiche degli interpreti in scena. Nicola Pistoia e Paolo Triestino assimilano ogni aspetto dei loro personaggi, ne plasmano le certezze e le debolezze e duettano, collaudati e irresistibili, come sempre e meglio che mai, al punto che sembra che di tanto in tanto stiano anche improvvisando, affiancati dalla presenza della brava Elisabetta De Vito nel ruolo delle moglie di Maurizio. E tutto lo spettacolo, diretto dalla stessa coppia di attori Triestino-Pistoia, resta magicamente sempre in bilico fra una realtà tragica con la consapevolezza che la “verità è un macigno” e una visione edulcorata dal registro ironico. A conferma che per creare spettacoli degni d’interesse che accendano le coscienze e il cervello senza dimenticare il sorriso, basta poco, davvero poco: un ottimo testo e tre grandi interpreti. In scena al Teatro Sala Umberto di Roma fino al 29 maggio.
Fabiana Raponi