Fervono i preparativi per il grande concerto al Teatro FarneseTecnici delle soprintendenze e del Teatro Regio lavorano fianco a fianco in una gara contro il tempo per preparare la magnifica sala lignea a ospitare i 1500 spettatori
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Dai laboratori del Teatro Regio un fondale acustico scenografato,
realizzato appositamente per questa straordinaria serata
Ricca testimonianza dei fasti delle straordinarie celebrazioni farnesiane del 1690 è nelle incisioni conservate presso la Biblioteca Palatina di Parma, che restituiscono con ingegneristica precisione e con inventiva barocca la creazione e lo stupore messo in campo da autori geniali capaci di produrre voli, crolli, tuoni e folgori, venti e turbini, apparizioni e sparizioni e ogni genere di “effetto speciale”.
Proprio da una di queste incisioni si è tratto ispirazione per la realizzazione di un fondale acustico scenografato, realizzato appositamente dal Teatro Regio di Parma per questa straordinaria serata e che in futuro potrà essere utilizzato come formidabile sipario.
Il dipinto, realizzato in tempi record su una tela di canapa dall’artista scenografo Rinaldo Rinaldi e montato su telai di legno costituirà il fondale scenografico di 14 metri di larghezza per 10 di altezza all’attesissimo concerto diretto dal Maestro Abbado, assolvendo al contempo l’essenziale funzione acustica, per consentire al suono di riflettersi verso gli oltre 1500 spettatori che gremiranno la sala.
La Veduta di Parma dal greto del torrente del celebre incisore Martial Desbois (1630-1700), tratto da una scena ideata da Ferdinando Galli Bibiena per uno degli spettacoli realizzati proprio al Teatro Farnese, è stata quindi riportata su quinte mobili alte circa 10 metri che si ricomporranno alle spalle dell’Orchestra Mozart diretta dal Maestro Abbado, per chiudere il boccascena del Teatro.
Furono i bolognesi Ferdinando e Francesco Galli Bibiena, gli autori geniali dei prodigi scenografici voluti nel 1690, a Parma, da Ranuccio II Farnese per sbalordire gli ospiti illustri venuti da ogni parte a celebrare le nozze del principe ereditario Odoardo e di Dorotea Sofia di Neuburg. Con loro, Domenico Mauro, veneziano, coi fratelli Gaspare e Pietro, inventori insieme a Stefano Lolli di “macchine teatrali” portentose,”.
È per la straordinaria prodigalità dei Farnese, per il loro desidero di stupire per munificenza e inventiva gli spettatori arrivati a Parma da tutte le corti d’Europa, che è possibile ammirare oggi le riproduzioni – conservate nella Biblioteca Palatina di Parma – dei fastosi fondali e sipari che rendevano così stupefacenti gli spettacoli. Quelle incisioni erano infatti commissionate per omaggiare i dignitari di corte, i nobili, gli ambasciatori, che prendevano posto sulle gradinate e assistevano anche ai tornei cavallereschi organizzati dalla camera ducale in uno spazio che fin dall’inizio apparve sontuoso e unico grazie alla sala monumentale e prolungare così il ricordo e lo stupore di quelle serate così ricche di emozioni.
Il sindaco di Parma, Presidente del Teatro Regio di Parma dichiara: “È una straordinaria emozione vedere questo gioiello restituito nella sua funzione più piena alla Città. Sono orgoglioso come sindaco e come cittadino innamorato della sua Parma d’aver contribuito a questo storico evento. Si respira un clima bellissimo e pieno di energia. Ancora una volta i lavoratori del Regio impegnati nel delicato allestimento – sotto le indicazioni della soprintendenza di Parma – stanno dimostrando tecnica, professionalità e passione: qualità che vengono loro riconosciute anche oltre i confini del Paese. Anche per questo sono particolarmente fiero. È con questo spirito che desidero nuovamente ringraziare tutti quelli che stanno rendendo possibile questo miracolo”.
L’evento è realizzato dal Teatro Regio di Parma con il Comune di Parma, in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna, la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Parma e Piacenza. Fondazione Cariparma, a celebrazione del suo ventennale, e Chiesi Farmaceutici, al fianco del Teatro Regio, rendono possibile questo straordinario appuntamento.
Parma, Teatro Farnese
domenica 12 giugno 2011, ore 20.00
Orchestra Mozart
Direttore Claudio Abbado
Oboe LUCAS MACIAS NAVARRO
Violino ISABELLE FAUST
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 35 in re maggiore, K 385, “Haffner”
Allegro con spirito
(Andante)
Menuetto – Trio
Finale. Presto
Concerto per oboe e orchestra in do maggiore, K 314
Allegro aperto
Andante ma non troppo
Rondò. Allegretto
Concerto n. 5 per violino e orchestra in la maggiore, K 219
Allegro aperto
Adagio
Rondeau. Tempo di Menuetto
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 6 in fa maggiore, op. 68, “Pastorale”
Erwachen heiterer Empfindungen bei der Ankunft auf dem Lande (Allegro ma non troppo)
Szene am Bach (Andante molto moto)
Lustiges Zusammensein der Landleute (Allegro)
Gewitter, Sturm (Allegro)
Hirtengesang, frohe und dankbare Gefühle nach dem Sturm (Allegretto)
CLAUDIO ABBADO
Claudio Abbado è stato direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano dal 1968 al 1986. Nel 1987 è stato nominato Generalmusikdirektor della città di Vienna. Nel 1988 ha fondato il Festival Wien Modern, manifestazione dedicata alla musica e all’arte contemporanea. Ha diretto la Berliner Philharmonisches Orchester per la prima volta nel 1966 e nel 1989 l’Orchestra lo ha eletto direttore artistico. Nel 1994 è stato nominato direttore artistico del Festival di Pasqua di Salisburgo. A completamento delle produzioni liriche e dei concerti sinfonici, ha inserito un ciclo di musica da camera contemporanea, un premio per una composizione musicale e un premio per un’opera letteraria. Claudio Abbado ha sempre sostenuto i giovani talenti. Nel 1978 ha fondato la European Community Youth Orchestra, nel 1981 la Chamber Orchestra of Europe e nel 1986 la Gustav Mahler Jugendorchester dalla quale si è costituita la Mahler Chamber Orchestra. Dal 2003 è impegnato con la nuova Orchestra del Festival di Lucerna; la formazione è composta dalla Mahler Chamber Orchestra, da alcune prime parti dei Berliner e dei Wiener Philharmoniker, da solisti di fama internazionale, dall’Ensemble Sabine Meyer, dall’Hagen Quartett e da elementi dell’Alban Berg Quartett. Nasce poi a Bologna nel 2004 l’Orchestra Mozart, di cui è direttore musicale ed artistico. A Caracas e a l’Havana, nel 2005, Abbado inizia a fare musica con l’Orquesta Simón Bolívar, la cui attività si inserisce nella grandiosa iniziativa portata avanti da trent’anni da José Antonio Abreu. Vi sono coinvolti quattrocentomila giovani musicisti, molti dei quali provenienti dal mondo poverissimo dei barrios, a cui è stata data la possibilità di ricevere degli strumenti musicali e un’adeguata educazione.
Fra le incisioni discografiche di Claudio Abbado si ricorda l’integrale delle opere sinfoniche di Beethoven, Schubert, Mendelssohn, Brahms, Čajkovskij, Mahler, Ravel, Prokof’ev, e delle principali opere liriche di Mozart, Rossini, Verdi, e Wagner. Nel 2000 è uscita l’edizione integrale delle Sinfonie di Beethoven con i Berliner Philharmoniker, acclamata quanto la serie di esecuzioni dal vivo delle Sinfonie e dei Concerti per pianoforte di Beethoven tenutesi a Roma e a Vienna nel febbraio 2001, realizzate in DVD. Le sue incisioni hanno ricevuto i premi più importanti: International Grammy Award, Grand Prix International du Disque, Diapason d’or, Record Academy Prize, Stella d’oro, Orphée d’or e Grand Prix de la Nouvelle Académie. In Italia e all’estero Claudio Abbado ha ricevuto i premi e i riconoscimenti più prestigiosi.
ISABELLE FAUST
Per Isabelle Faust ogni nuova esperienza musicale è un momento fondamentale di crescita. Attraverso la musica da camera (a undici anni aveva già fondato un quartetto d’archi) ha maturato la convinzione che l’ascolto sia fondamentale per esprimere la propria personalità nell’esecuzione. La vittoria al Leopold Mozart Competition del 1987, a quindici anni, ha favorito la sua carriera da solista. Nell’esecuzione di sonate e concerti, Isabelle Faust cerca costantemente il dialogo e lo scambio di idee musicali. In Christoph Poppen, a lungo primo violino del Cherubini Quartet, ha trovato un insegnante che ha condiviso queste convinzioni musicali. Dopo aver vinto il Concorso Paganini nel 1993, si è trasferita in Francia, dove ha sviluppato il repertorio francese, in particolare la musica di Fauré e Debussy. Si è imposta all’attenzione internazionale con la sua prima registrazione – le Sonate di Bartók, Szymanowski e Janácek – ed ha gradualmente approfondito le opere più importanti del repertorio per violino.
Nel 2003 ha pubblicato il suo primo disco da solista con orchestra: il Concerto di Dvořák. Avendolo eseguito la prima volta a 15 anni con Yehudi Menuhin, quest’opera è rimasta sempre un caposaldo del suo repertorio. La pubblicazione nel 2007 del Concerto di Beethoven riflette la sua immersione nella pratica esecutiva dell’epoca, non interpretata dogmaticamente, ma utilizzata come sfida per dare significato e sostanza ad ogni nota. È questa volontà di aprirsi a linguaggi musicali diversi che ha reso Isabelle Faust una apprezzata interprete di musica contemporanea. Ha suonato in prima esecuzione opere di Olivier Messiaen, Werner Egk e Jörg Widmann. È una fervente divulgatrice della musica di György Ligeti, Morton Feldman, Luigi Nono e Giacinto Scelsi, come di opere dimenticate quali il Concerto per violino di André Jolivet. Nel 2009 ha suonato in prima esecuzione opere a lei dedicate dai compositori Thomas Larcher e Michael Jarrell. Isabelle Faust incide insieme al pianista Alexander Melnikov per la casa discografica Harmonia mundi; la recente edizione dell’integrale delle Sonate di Beethoven, pubblicata nel 2009, ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale. Inoltre, la sua ultima registrazione delle Partite e Sonate di J. S. Bach è stata premiata con il prestigioso “Diapason d’Or”. Un numero crescente di orchestre e direttori apprezzano le qualità musicali di Isabelle Faust: Claudio Abbado, Giovanni Antonini, Jirí Belohlávek, Daniel Harding, Heinz Holliger, Marek Janowski, Mariss Jansons, Sakari Oramo, la Munich Philharmonic, l’Orchestre de Paris, la Boston Symphony Orchestra, le orchestre della BBC e la Mahler Chamber Orchestra. Inoltre, nel 2009 ha debuttato con i Berliner Philharmoniker.
Isabelle Faust suona lo Stradivari “Bella Addormentata” del 1704, concesso in uso dalla L-Bank Baden-Württemberg.
LUCAS MACIAS NAVARRO
Nato nel 1978 a Valverde del Camino in Spagna, Lucas Macias Navarro è oggi uno degli oboisti più brillanti della sua generazione. Il quotidiano francese Le Monde ne ha parlato come “l’incredibile oboe di Lucas”, mentre il Berliner Morgenpost ha affermato che “la sua presenza è una garanzia, all’interno di una esecuzione”. Attualmente è il Primo oboe solista della Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam: allo stesso tempo, ricopre lo stesso ruolo con la Lucerne Festival Orchestra, sotto la direzione di Claudio Abbado. Diplomato presso il Conservatorio Superior de Musica di Cordoba, in seguito si è perfezionato a Friburgo con Heinz Holliger, e più avanti con Maurice Bourgue a Ginevra. È stato membro della Gustav Mahler Jugendorchester, con cui ha eseguito concerti insieme a Seiji Ozawa, Pierre Boulez e Claudio Abbado; negli stessi anni, viene selezionato alla Karajan Akademie presso la Filarmonica di Berlino, completando così la sua formazione orchestrale. Tra i numerosi concorsi vinti, fondamentale è stato l’ottavo “International Oboe Competition of the Sony Music Foundation Tokyo”, che gli ha aperto le porte di sale da concerto quali il Palais des Beaux Arts di Bruxelles, il Concertgebouw di Amsterdam, l’Auditorio Nacional di Madrid, il Teatro Colón di Buenos Aires, la Philharmonie di Berlino, l’Herculessaal a Monaco di Baviera. Come solista, si esibisce con Claudio Abbado, Ton Koopman, Heinz Holliger e con l’Orchestra Mozart, la Muenchener Kammerorchester, la Filarmonica de Buenos Aires, l’Orquesta de Camara Reina Sofía, i Solisti di Mosca e l’Orchestre de Chambre di Lausanne. Lucas Macias Navarro viene regolarmente invitato al Lucerne Festival, Berliner Festwochen, Kuhmo Festival, West Cork festival, Albert Konzerte, Schwetzinger Musiffestival, Bologna Festival, Mozartfest Wurzburgo. Ha inoltre tenuto masterclass in Italia, Svizzera, Germania, Olanda, Norvegia, Svezia, Corea, Giappone, Argentina e attualmente è Professore presso il Conservatorio Superior de Musica di Zaragoza. Tra i suoi prossimi impegni, ricordiamo un recital al Concertgebouw e un concerto come solista con la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam. Tra le registrazioni, di rilievo è la presenza come solista nel DVD Euroarts dei Concerti Brandeburghesi di Bach, insieme a Claudio Abbado e l’Orchestra Mozart.
ORCHESTRA MOZART
L’Orchestra Mozart nasce nel 2004 da un’idea di Carlo Maria Badini e di Fabio Roversi-Monaco, grazie all’apporto determinante della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, ed è inserita quale progetto speciale nelle programmazioni della Regia Accademia Filarmonica di Bologna. Claudio Abbado, Direttore artistico dell’Orchestra, ha invitato a prenderne parte strumentisti di rilievo internazionale, come Giuliano Carmignola, Danusha Waskiewicz, Wolfram Christ, Enrico Bronzi, Mario Brunello, Alois Posch, Jacques Zoon, Alessandro Carbonare, Alessio Allegrini, Reinhold Friedrich. Accanto a loro suonano una quarantina di giovani musicisti provenienti da tutta l’Europa, oltre che dal Venezuela e da altri paesi del mondo. Dalla stagione 2010, Abbado ha voluto al suo fianco Diego Matheuz come Direttore Ospite Principale. Il ventiseienne direttore venezuelano rappresenta uno degli esiti più felici del noto “Sistema” di Josè Antonio Abreu e si sta imponendo come uno dei giovani talenti più promettenti. L’Orchestra Mozart ha debuttato il 4 novembre 2004 all’Auditorium Manzoni di Bologna, diretta da Claudio Abbado. Da allora sul podio si sono avvicendati direttori come John Eliot Gardiner, Ottavio Dantone, Trevor Pinnock e Frans Brüggen; sono stati ospitati la violinista Isabelle Faust, la violoncellista Natalia Gutman, pianisti quali Martha Argerich, Alfred Brendel, Alexander Lonquich, Radu Lupu, la giovanissima Yuja Wang e cantanti come Mariella Devia, Rachel Harnisch, Sara Mingardo, Jonas Kaufmann, René Pape. L’attività concertistica dell’Orchestra Mozart si è da sempre intrecciata con diverse iniziative a sfondo sociale. Dal 2006 il progetto Tamino organizza attività musicali condotte da musicoterapeuti e da musicisti dell’orchestra, rivolte principalmente ai piccoli pazienti della Clinica Pediatrica del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. Un’attenzione costante è rivolta al mondo carcerario: nella Casa Circondariale di Bologna si sono tenuti laboratori e concerti speciali, l’ultimo dei quali lo scorso novembre, diretto da Diego Matheuz. Gruppi di detenuti sono sempre ospitati alle prove generali aperte, a cui possono accedere gratuitamente anche le scuole e le associazioni culturali convenzionate. Per sottolineare con forza la fondamentale importanza dell’educazione musicale, nel 2008 l’Orchestra Mozart, tramite il Progetto Regionale Musica, ha coinvolto migliaia di bambini delle scuole primarie di tutta l’Emilia-Romagna; di questi, seicento sono stati selezionati per formare un coro di voci bianche che, assieme a tre orchestre e due cori di adulti, si è esibito nel grandioso Te Deum di Berlioz, diretto da Claudio Abbado. Nella prima parte della serata, svoltasi il 25 ottobre 2008 al PalaDozza di Bologna, Roberto Benigni ha interpretato Pierino e il lupo di Prokof’ev, poi pubblicato in DVD (Melampo). Il 28 marzo 2010, in occasione del concerto dei Solisti dell’Orchestra Mozart nella Cappella Paolina del Quirinale, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato a Diego Matheuz le insegne dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana conferita a José Antonio Abreu. Per quanto riguarda l’alta formazione dei giovani, l’Accademia Filarmonica di Bologna promuove l’Accademia dell’Orchestra Mozart, che si avvale della Direzione artistica di Claudio Abbado e della docenza di alcune prime parti dell’orchestra. Alcuni musicisti della Mozart provengono da questo vero e proprio “vivaio” di talenti. Nel 2010, trecentesimo anniversario della nascita di Pergolesi, sono stati pubblicati tre CD a lui dedicati, con la direzione di Claudio Abbado e la partecipazione di Giuliano Carmignola, Sara Mingardo, Rachel Harnisch, Julia Kleiter, Veronica Cangemi e del Coro della Radiotelevisione Svizzera. Le incisioni discografiche comprendono anche i Concerti per violino e orchestra di Mozart interpretati da Carmignola e un cofanetto con sinfonie mozartiane. Dal DVD dei Concerti Brandeburghesi di Bach (Medici Arts) è stato tratto recentemente un doppio CD. Tra il 2011 e il 2012 usciranno diversi CD dedicati a W. A. Mozart: tre con i Concerti per fiati – con Alessio Allegrini, Jacques Zoon, Lucas Macias Navarro, Alessandro Carbonare, Guilhaume Santana – uno con le Sinfonie nn. 39 e 40, e due con alcuni fra i più bei Concerti per pianoforte, soliste Hélène Grimaud e Maria João Pires. Tutta la discografia dell’Orchestra Mozart è pubblicata da Deutsche Grammophon.
IL TEATRO FARNESE DI PARMA
IL PALAZZO DELLA PILOTTA
L’edificio, così denominato dal gioco basco della “Pelota” che si praticava in uno dei cortili, è un complesso di vari corpi edificati in successione sul finire del XVI secolo dal duca Ranuccio Farnese, duca di Parma e Piacenza dal 1593 al 1622, attorno ad un primo nucleo chiamato “Il Corridore”, che univa un precedente castello sforzesco posto verso il torrente con un edificio ducale ubicato nell’area denominata Piazzale della Pace. Il palazzo doveva essere utilizzato come sede di servizi di corte e conteneva i magazzini, l’archivio segreto, il guardaroba, le stalle, i fienili, il deposito delle armi e delle carrozze. Al primo piano c’erano i teatri di corte: il Farnese ed un altro più piccolo, realizzato da Stefano Lolli nella seconda metà del secolo XVII e demolito nel XIX per fare spazio alla Ducale Galleria voluta da Maria Luigia. Il palazzo fu progettato dall’architetto urbinate Francesco Paciotto e proseguito da Simone Moschino, che ideò il grande scalone imperiale di accesso al primo piano su modello di quello dell’Escorial di Madrid. I Borbone, succeduti ai Farnese, non modificarono il palazzo se non nelle funzioni, ospitandovi istituzioni culturali come la Biblioteca Palatina, l’Accademia, il Museo d’Antichità (oggi Museo Archeologico) e la Galleria Nazionale.
IL TEATRO
Il portale monumentale di accesso al teatro Farnese è incorniciato da due coppie di colonne dipinte a finto marmo sormontate dalla corona ducale. Il teatro è costituito da una cavea con pianta ad U di derivazione toscana formata da 14 gradoni e può ospitare oltre 3000 spettatori. Al centro della cavea, sull’ingresso, in origine era allestito il palco d’onore per i Duchi e gli ospiti importanti, che anticipava l’invenzione del palco reale di tutti i teatri europei. Altri spettatori trovavano spazio nei 2 piani delle logge a serliana, di impronta palladiana. Il palcoscenico presenta un boccascena di tipo a scenafronte classica nelle cui nicchie c’erano in origine delle statue di gesso raffiguranti personaggi mitologici. Il palcoscenico fu munito di quinte piatte montate sopra teleri scorrevoli su binari e lo spazio attorno e al di sotto di esso era usato per nascondere le complesse macchine di scena utilizzate per gli spettacoli barocchi. Le gradinate della cavea sono collegate al palcoscenico da due archi trionfali dipinti su cui campeggiano le statue equestri di Alessandro a sinistra ed Ottavio Farnese a destra, rispettivamente padre e nonno di Ranuccio I.
IL TEATRO. LA STORIA
Il teatro fu realizzato per volontà del duca Ranuccio I Farnese tra il 1618 ed il 1619 che voleva festeggiare con uno spettacolo teatrale la sosta a Parma di Cosimo II dei Medici. Nel 1617 quindi in tutta fretta è sollecitato a Parma l’arrivo dell’architetto ferrarese Giovan Battista Aleotti, detto “L’Argenta” dal nome del paese d’origine (1546-1636). L’Aleotti era architetto ed ingegnere idraulico, grande erudito e spirito enciclopedico e non era nuovo a queste esperienze teatrali perché già nel 1605 aveva costruito il Teatro degli Intrepidi a Ferrara su iniziativa del marchese Enzo Bentivoglio. Nel Palazzo della Pilotta trasformò un grande vano progettato come Antiquarium ed utilizzato come Sala d’Armi per esercitazioni cavalleresche a partire dal 1602. Questo spazio, infatti, è collegato con una scala ellittica (la cosiddetta scala dei cavalli) al cortile del Guazzatoio in cui venivano allevati e addestrati i cavalli. Come modello l’architetto si ispirò a quelli classici del teatro romano, a Vitruvio e a Serlio, ma anche alla ricostruzione del teatro romano fatta dal Vignola nel cortile del Palazzo Farnese a Piacenza, al teatro Olimpico di Vicenza del Palladio (1580), a quello dello Scamozzi di Sabbioneta (1589-90), al teatro del Buontalenti nel Palazzo vasariano degli Uffizi a Firenze, ma può aver guardato anche al Teatro delle Saline a Piacenza, costruito nel 1592, che rappresenta una delle prime sistemazioni fisse delle compagnie ambulanti che dalla metà del ’500 tendono ad abbandonare le piazze per insediarsi in un ambiente chiuso. Il progetto originale subì alcune modifiche perciò la cavea si allungò e prese l’attuale forma ad “U”, non sappiamo se per iniziativa dell’Argenta o del marchese Enzo Bentivoglio, signore di Gualtieri, grande esperto ed organizzatore di spettacoli. Sotto la direzione del ferrarese e degli architetti collaboratori Giovan Battista Magnani e Pier Francesco Battistelli, lavorarono al cantiere maestranze specializzate: lo stuccatore ferrarese Luca Reti, il pittore cremonese Giovan Battista Trotti detto il Malosso, il bolognese Lionello Spada, i parmigiani Sisto Badalocchio, Antonio Bertoja e Pier Antonio Bernabei. Per motivi personali l’Argenta abbandonò il cantiere prima della fine dei lavori e fu sostituito dal marchese Bentivoglio. La gran macchina farnesiana, destinata a suscitare meraviglia ed ammirazione, venne costruita a tempo di record utilizzando materiali poveri, di poca spesa e di facile reperimento: legno dipinto, stucco e paglia, che dovevano imitare materiali più nobili come il marmo bianco e rosso e l’oro e fu ultimata nel 1619. Ma lo spettacolo progettato per l’evento, In difesa della bellezza, che prevedeva una naumachia, una battaglia navale con l’allagamento della platea, non fu mai realizzato perché il viaggio di Cosimo non si fece più e si dovette attendere il 1628 per l’inaugurazione del teatro in occasione del matrimonio tra il giovane duca Odoardo Farnese e Margherita de’Medici, con il torneo musicale Mercurio e Marte, su testo di Claudio Achillini e musica di Claudio Monteverdi. Per questa rappresentazione il Guitti, che partecipò alla messa in scena, apportò un’innovazione importante: l’orchestra con i musicisti davanti al proscenio, nella posizione che diventerà comune nel teatro all’italiana, in uno spazio semi ovale delimitato da un parapetto. Data la complessità degli allestimenti e del funzionamento delle macchine di scena, nonché l’alto costo degli spettacoli stessi, il teatro fu utilizzato solo altre otto volte in occasione di eventi importanti della corte dei Farnese dal 1652 al 1732. Dopo l’ultima rappresentazione il teatro lentamente decadde fino alla quasi totale rovina e venne definitivamente abbandonato quando Maria Luigia incaricò Nicola Bettoli di costruire il nuovo teatro ducale, inaugurato nel 1829. In questo secolo, pur vuoto e in rovina, il teatro fu meta di pellegrinaggio da parte di artisti, letterati e uomini di spettacolo che volevano ammirarlo. Charles Dickens nel 1846 in Pictures from Italy descrive la desolazione e la decadenza che pervadono il teatro, l’odore di polvere e di terra, i vermi, i tarli e la putrefazione del legno. Pochi anni più tardi, nel 1867, venne demolito il soffitto ligneo dipinto che era sul punto di crollare. Il 13 maggio 1944, durante un bombardamento delle forze alleate, il Palazzo della Pilotta fu duramente colpito e la struttura lignea del teatro andò distrutta. Dal 1957 al 1965, recuperando in parte i legni antichi riconoscibili per la patina scura che conserva tracce della decorazione, il teatro fu ricostruito a grezzo e il restauro degli affreschi sulle pareti dette risultati insperati, mentre non fu possibile recuperare le statue di stucco.
IL TEATRO. LA DECORAZIONE
L’aspetto odierno non rende l’idea della fastosità del decoro antico. Architettura, scultura e scenografia concorrevano a formare una sorta di spettacolo totale, in uno spazio tutto artificiale: all’interno delle nicchie sull’arco scenico e sulle balaustre trovavano posto una moltitudine di statue raffiguranti divinità mitologiche. Le statue di gesso con anima di ferro e paglia erano state modellate da maestranze sotto la guida di Luca Reti. Le strutture, oggi in legno grezzo, erano tutte dipinte a finto marmo bianco e porfido rosso, con i rilievi architettonici, capitelli e cornicioni dorati. La decorazione del proscenio è in parte tuttora visibile nella parete di controfacciata del teatro, che aveva quasi funzione di specchio. Il fondale, raffigurante gli edifici classici previsti da Vitruvio per la scena tragica, simula l’apertura su una città ideale. Tranne due frammenti tutto il soffitto è andato perduto: già in cattivo stato di conservazione all’inizio del XIX secolo, venne demolito nel 1867. La decorazione del soffitto aveva la funzione di ampliare in altezza il teatro poiché vi erano dipinte in prospettiva due logge dalle quali si affacciavano una moltitudine di spettatori, mentre di fronte al palco dei principi erano raffigurati cantori e musici. L’arena dava l’impressione di aprirsi verso il cielo, dove diverse divinità facevano da corona a Giove che, cavalcando l’aquila, si dimostrava favorevole alle azioni teatrali. Dopo aver finito il soffitto, che fu costruito partendo dal perimetro e via via disegnato, dipinto e lumeggiato in oro e rame, s’iniziò la decorazione del cornicione che cinge tutto il salone e da ultime le logge e il teatro. Sopra la loggia superiore, una terza loggia aperta che ha per parapetto una balaustra originariamente ornata di statue a soggetto mitologico: è il prototipo del cosiddetto “loggione” del teatro moderno. Nella loggia superiore, di ordine ionico, elaborate grottesche decorano lateralmente le finestre, mentre putti che reggono cesti di frutta incorniciano le nicchie prospettiche che fanno da sfondo a figure allegoriche. Tra le due logge corre un cornicione nel cui fregio si alternano triglifi e stemmi di famiglie principesche congiunte a quella dei Farnese. Negli spazi triangolari tra gli archi e le colonne, dei medaglioni con ritratti in rilievo di dodici re, altrettanti imperatori e dieci consoli. Nella loggia inferiore, di ordine dorico, festoni di frutta si alternano a trofei d’armi che affiancano guerrieri vestiti all’antica. Infine al di sotto delle logge, le quattordici gradinate concluse da una balaustra originariamente ornata da trentasei statuette lignee di amorini. Si può avere un’idea dell’effetto visivo di questa gran macchina teatrale dal modellino realizzato nel 1800 da Fanti e Rousseau, due artigiani di cui non abbiamo notizie dettagliate. Il modello fu realizzato in carta, legno, cartone e cera e i materiali furono decorati e dorati come doveva essere il teatro nella sua integrità. Il più antico modello del teatro Farnese a noi noto è conservato nel museo teatrale di Drottningholm in Svezia, acquistato dall’architetto Carl Gustav Tessin nel 1740 come esemplare di museo di corte italiano. Un altro piccolo modello di gesso, della fine del secolo XVIII – inizi XIX, ci mostra il palco dei Principi.
GLI SPETTACOLI REALIZZATI AL TEATRO FARNESE
1628 Inaugurazione del teatro con il torneo e lo spettacolo Mercurio e Marte di Claudio Achillini, con musiche di Claudio Monteverdi, in occasione del matrimonio del duca Ottavio Farnese con Margherita de’ Medici.
1652 Rappresentazione del dramma fantastico Le vicende del Tempo di Bernardo Morando, con musiche di Francesco Manelli, in occasione della visita degli arciduchi Carlo, Sigismondo, Francesco ed Anna di Toscana.
1660 Rappresentazione del dramma in tre atti La Filo, ovvero Giunone rappacificata con Ercole di Francesco Berni, con scene di Carlo Pasetti e musiche di Francesco Manelli, in occasione delle nozze di Ranuccio II Farnese con Margherita Violante di Savoia.
1664 Spettacolo musicato dal maestro Oliva per le seconde nozze del duca Ranuccio II con Isabella d’Este.
1668 Rappresentazione del dramma La Parma scritto da Alessandro Guitti, in occasione delle terze nozze del duca Ranuccio II con la sorella della seconda moglie, Maria d’Este.
1690 Grandioso spettacolo, dal titolo Il favore degli dei, con testo di Aurelio Aureli e musiche di Bernardo Sabadini, in occasione delle nozze di Odoardo Farnese con Dorotea Sofia di Neoburgo.
1714 Concerto per le nozze di Elisabetta Farnese con Filippo V di Spagna.
1728 Carosello equestre, dal titolo Le nozze di Nettuno con Anfitrite, su libretto di Carlo Innocenzo Frugoni, musiche di Leonardo Vinci e scene di Sebastiano Galeotti, in occasione delle nozze di Antonio Farnese con Enrichetta d’Este.
1732 Rappresentazione del dramma Venuta di Ascanio in Italia su libretto di Carlo Innocenzo Frugoni, con scene di Pietro Righini, in occasione della venuta a Parma di Don Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e infante di Spagna.