È il regista Thomas Ostermeier, dal 1999 alla testa della Schaubühne di Berlino, fra le massime istituzioni teatrali tedesche, il Leone d’oro alla carriera del 41. Festival Internazionale del Teatro (Venezia, 10 > 16 ottobre 2011). Al regista svizzero Stefan Kaegi, del collettivo artistico di stanza a Berlino Rimini Protokoll, è stato attribuito il Leone d’argento, istituito lo scorso anno e destinato alle nuove realtà teatrali.
Entrambi i riconoscimenti – che in Thomas Ostermeier e Stefan Kaegi vedono rappresentati il rinnovamento delle arti sceniche e in Berlino una delle capitali più vitali del teatro europeo – sono stati proposti dal Direttore del Festival Àlex Rigola e accolti dal Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta. La cerimonia di consegna del Leone d’oro alla carriera avverrà nella giornata inaugurale del 41. Festival Internazionale del Teatro, lunedì 10 ottobre alle ore 17.00 a Venezia, nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale.
In passato il riconoscimento alla carriera per il Teatro era stato attribuito a Ferruccio Soleri (2006), Ariane Mnouchkine (2007), Roger Assaf (2008) e Irene Papas (2009).
Con una carriera folgorante, iniziata nel 1996, Thomas Ostermeier è oggi “un punto di riferimento internazionale per la reinterpretazione dei testi classici e per la messa in scena della nuova drammaturgia contemporanea – come recita la motivazione. In qualità di regista, consapevole e rispettoso dell’importanza dell’interprete, Ostermeier ha saputo creare assieme ai suoi attori e alle sue attrici un grande lavoro interpretativo, la cui caratteristica principale è la capacità di combinare verità scenica e artificio. Ostermeier è un regista che ha sempre saputo coniugare la popolarità con la qualità, ma è soprattutto un artista alla costante ricerca di nuove forme di comunicazione che l’arte effimera del teatro richiede continuamente”.
Alla Biennale Teatro Thomas Ostermeier aveva fatto il suo clamoroso esordio italiano nel 1999 con Shopping and Fucking di Mark Ravenhill, presentandosi come il regista campione della nuova drammaturgia – quella post thatcheriana di Sarah Kane, Enda Walsh e lo stesso Ravenhill – cui forniva messe in scena adrenaliniche, sprigionanti un’energia fisica dirompente. Oggi Ostermeier si confronta anche con i classici del teatro, come Ibsen e Shakespeare, con realizzazioni sceniche a cui non fa mancare il suo tocco graffiante. Come l’Amleto che inaugurerà il 41. Festival del Teatro e che riporterà Ostermeier alla Biennale, impegnandolo anche in un workshop per attori sui sette peccati capitali, insieme ad altri sei maestri della scena contemporanea.
Con Stephan Kaegi, regista teatrale e fra i direttori artistici della compagnia Rimini Protokoll, la Biennale di Venezia premia una figura di spicco della nuova drammaturgia contemporanea, che ha fatto del dokumentarstück, quello che si potrebbe chiamare docu-drama, il suo segno distintivo. Secondo la motivazione “il lavoro come regista e drammaturgo di Kaegi è stato sempre accompagnato dalla ricerca e dalla riflessione sui problemi reali del mondo e in particolare sui problemi legati alla globalizzazione. Kaegi è sicuramente uno dei personaggi più in vista di una nuova generazione di artisti che cerca nel teatro una via per parlare di temi politici e sociali”.
Esponente del teatro post-drammatico, secondo la definizione sorta in Germania e destinata a una fortunata diffusione, Stefan Kaegi, insieme al collettivo artistico da lui co-fondato, irrompe sulla scena internazionale all’alba del nuovo millennio con “azioni” teatrali di forte impatto, destinate a sorprendere e far riflettere sovvertendo le regole stesse del fare teatro. Rifiutando la “storia” a favore dell’indagine sulla realtà, con interi pezzi di vita reale portati in palcoscenico insieme ai suoi effettivi protagonisti, ovvero “esperti del quotidiano” al posto degli attori; oppure mettendo al centro lo spettatore con le sue scelte, o ancora trasferendo la scena in luoghi atipici, come camion, piazze o altro e creando situazioni al limite tra spettacolo e indagine sociale, finzione e realtà, arte e cronaca giornalistica. Come quando ha radunato 100 berlinesi sul palco dello Hebbel Theater, trasformando il congresso annuale degli azionisti della Daimler AG al Centro Congressi di Berlino in un ready-made teatrale, comprando azioni sufficienti per fare partecipare 200 spettatori all’evento.
Autore di veri e propri “interventi urbani”, a Venezia e per il 41. Festival Internazionale del Teatro Kaegi porterà il suo ultimo lavoro, Bodenprobe Kasakhstan, uno “spettacolo” che parla di petrolio, Kazakistan, immigrati di ritorno russo-tedeschi e anche di noi; ma sarà anche alla guida di un workshop tra teatro e nuove tecnologie, Video Walking Venice, in cui i partecipanti saranno attrezzati di iPod touch, un lettore multimediale in grado di riprendere immagini in alta definizione, con risultato finale da sperimentare soltanto con il pubblico.
Venezia, 8 giugno 2011