“…..un giorno
tu ti sveglierai e vedrai che è una bella giornata, ci sarà il sole, e tutto
sarà…nuovo, cambiato, limpido, e quello che prima ti sembrava
impossibile diventerà semplice, normale, non ci credi?”
Visconti/Dostoevskij-LE NOTTI BIANCHE
Lo spettacolo, prodotto nell’ambito del Progetto Superdiverso finanziato dal 5° dipartimento del Comune di Roma (Roma Capitale), vede in scena una decina di attori danzatori con e senza disabilità fisiche. “I motivi che ci hanno portato a lavorare sul film di Visconti sono vari e riguardano non solo la bellezza del testo originario e la qualità dell’opera cinematografica, ma anche e soprattutto la straordinaria attualità del tema e della sceneggiatura….”(Luciana Lusso). Visconti trasporta l’azione dalla Pietroburgo del 1848, alla Livorno del 1957; una città che non ha ancora digerito le ferite della guerra, divisa da un ansia di rinnovamento (le vetrine illuminate,gli sguardi accesi dei bambini, la musica americana che irrompe nelle bettole del porto) e dalla angosciosa normalità di un umanità varia e decaduta che pare, unica speranza, aggrapparsi alla fertilità del letame (contrapposta alla presunta sterilità dei diamanti ) di cui avrebbe cantato De Andrè pochi anni dopo. Nella tranquilla disperazione di una provincia, così simile a quelle città slave o arabe che, gli ultimi decenni di pace bellica, hanno ridotto a memorie del passato, s’incontrano due esseri fuori dal tempo: Natalia, fedele fino alla follia ad una promessa d’amore fatta da uno sconosciuto, col quale ha condiviso, nient’altro che uno sguardo e un casto abbraccio e Mario, l’uomo senza storia:
Natalia:
Mi chiamo Natalia. Ed ora, presto, mi dica tutto di lei, chi è, che
cosa fa, mi racconti la sua storia, e sarà come se fossimo stati
amici, da sempre
Mario: La mia storia? No, io non ho una storia
Natalia: E come ha fatto a vivere fino ad oggi senza una storia?
Mario: Ho vissuto, così….
Il disabile sembra divenuto un ruolo sociale o una categoria. Sembra quasi che non si riesca più ad intravedere la Persona dietro l’etichetta Disabile o Diversamente abile o Soggetto socialmente debole. L’intero spettacolo diviene rappresentazione di una dis-abilità: l’incapacità di comunicare. I due protagonisti e la varia umanità che li circonda, sono dei diversi: cercano il dialogo e non il successo. Aspirano all’incontro di due anime e non all’esibizione-mercificazione del Corpo, si scoprono bambini esultando per la neve che, insolita come la rosa che sboccia sulla scogliera, trasforma la città ferita in un mondo…..nuovo, cambiato, limpido..In cui…quello che prima ti sembrava impossibile, diventerà semplice, normale.
Liberamente tratto dal film omonimo di Luchino Visconti (1957)
Regia e coreografia: Luciana Lusso e Paolo Proietti
Cooperativa Superdiverso
DMA Roma