Si conclude la stagione sinfonica di Santa Cecilia e s’inaugura Suoni d’estate, il ciclo di concerti estivi dell’Accademia proposti in Sala e nella Cavea: apertura in grande stile con due serate monografiche interamente dedicate alla scoperta della musica raffinata di Maurice Ravel, francese di nascita, spagnolo per vocazione.
Sul podio il direttore d’orchestra Gabriele Ferro, già accademico di Santa Cecilia e recentemente molto apprezzato anche al San Carlo di Napoli con l’Elektra, interpreta con attenta cesellatura la ricchezza di una musica elegante, ma contagiosamente briosa con un programma che culmina nel celeberrimo (e molto atteso) Bolero, ma senza tralasciare mai nulla. Già, perché ciò significa che Ferro non dirige mai catalizzando l’attenzione solo sulla parte conclusiva del programma, il Bolero appunto, ma restituisce giusto spazio e colore, e a ben ragione, alla ricchezza musicale di ogni momento conducendo il pubblico alla scoperta della sofisticata musica di Ravel. Si capisce subito che Ravel fu profondamente influenzato dalle sonorità spagnole (il compositore amava considerare la Spagna come sua seconda patria) che riecheggiano costantemente e Ferro, che ne percepisce lo spirito e i profumi, apre con la briosità dell’Alborada del gracioso, colorata con sfumature frenetiche e a tratti impertinenti o dipinge i quattro eclettici movimenti della Rhapsodie espagnole con ampio respiro fra immobilità apparente e rutilanti vortici ritmici dell’Orchestra.
Il Concerto in sol per pianoforte e orchestra mostra invece le influenze del jazz americano su Ravel: non è spettacolare o virtuosistico, ma semplicemente brillante, come voluto dal compositore, composto nello spirito di Mozart e Saint-Saens. Andrea Lucchesini, solista al pianoforte, è particolarmente “corretto” tecnicamente, non propone effetti stupefacenti, ma sottolinea con acume interpretativo le sonorità anche jazz della musica, fino a indugiare con tocco dolcissimo e rapito nel soave, magnifico Adagio o con tocco fresco e brillante del Presto. Bis a grande richiesta e Lucchesini regala al pubblico un inaspettato Preludio di Rachmaninov.
Chiude la serata inaugurale il Boléro, nella grandiosa interpretazione dell’Orchestra di Santa Cecilia, a coinvolgere i sensi e la mentre nella reiterazione del famoso motivo. Ossessiva e penetrante l’ottima sezione ritmica, lode ai solisti e all’Orchestra tutta nel crescendo fortissimo verso il reiterato e portentoso finale liberatorio fino alla meritata acclamazione del pubblico. Dopo il duplice omaggio a Ravel del 16 e del 17 giugno (con Ma mère l’Oye, il Concerto per la mano sinistra e la Suite di Daphnis e Chloé), prossimo appuntamento nella Cavea con I canti che hanno fatto l’Italia, 1 luglio e con i Carmina Burana di Orff il 6 luglio.
Fabiana Raponi