testo e regia di Renzo Sicco ispirato a pagine di Maurizio Maggiani e Beppe Sajevain scena Manuela Massarenti, Angelo Scarafiotti, Andrea Castellinimusiche eseguite dal vivo da Luca Zanetti“Se mi beccavano era peggio che per voi”
con questa lapidaria frase Beppe Sajeva, partigiano e ebreo, sintetizza la condizione di chi sui monti a militare nelle squadre c’è stato con una doppia pesante identità. Infatti occorre ricordare, che per i partigiani ebrei presi con le armi in pugno, non c’era scampo. Scattava immediata la fucilazione: così fu per Franco Cesana, per Walter Rossi e per molti altri. Emanuele Artom fu ucciso dalle botte . Primo Levi finì ad Auschwitz perchè venne catturato disarmato.
Beppe Sajeva ha oggi 84 anni e vive a Boves (Cn). Ha combattuto nell’area della Val Sangone, diciassettenne, col nome di battaglia di “Balilla” che gli aveva assegnato per la sua giovane e vitalissima età il comandante di brigata Felice Cordero di Pamparato detto “Campana”. Alla morte di questi la brigata assunse il suo nome e fu proprio questo gruppo a compiere l’azione finale di espugnare la Casa Littoria di Torino che in onore di quell’azione fu ribattezzata Palazzo Campana.
Sajeva nei suoi appunti, che non sono un semplice diario ma spunti di riflessione, ci offre informazioni su aspetti quotidiani della vita partigiana e ricorda pagine dimenticate, quando non occultate, alla nostra memoria, come la dichiarazione di guerra dell’Italia al Giappone. Nel ricordo dei giorni del maggio del ’45 rivive le figure dei compagni partigiani russi e le prime informazioni sull’esistenza dei campi di concentramento, ricorda gli alleati nelle vie di Torino libera, gli americani bianchi e neri, gli inglesi, i polacchi, i sudafricani e i brasiliani con lo stemma del cobra sulla manica.
Stupisce sapere dei brasiliani con gli alleati giacché il Brasile aveva dichiarato la propria neutralità. Guidato da un regime dittatoriale certamente aveva maggiori simpatie per l’Asse e la Germania di Hitler ma il Presidente americano Roosvelt, attraverso un accordo commerciale con quel paese era riuscito a strappare la partecipazione di un contingente militare al fianco degli Alleati. Così qualche centinaio di ragazzi meticci, dalla pelle ambrata, partirono per la Grecia e furono fatti sbarcare a Napoli trovandosi così a combattere in Italia senza un’adeguata preparazione tanto da morirne per l’uso improprio delle stesse armi. La bellezza di quei brasiliani non passò inosservata tra le giovani italiane. Maurizio Maggiani, con splendida scrittura, ricostruisce con documentazione, garbo e poeticità quest’altra parte di storia d’Italia, dimenticata.