La Bottega delle Maschere compie 30 anni: un traguardo importante per la compagnia fondata da Marcello Amici e Natalia Adriani nel 1981 che si è proposta fin dall’inizio di rinunciare all’apparato del teatro naturalistico per concentrarsi sulla parola. E nel segno di tale continuità torna, puntuale come ogni anno dal 1997, la Pirandelliana 2011 che nel corso degli anni è diventata uno degli appuntamenti più attesi dell’Estate Romana.
La cornice che ospita l’evento poi, il Giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio sull’Aventino, è magnifica e offre un panorama maestoso della città: dietro l’abside, il palco, essenziale e spoglio, in bianco, nero e un pizzico di viola.
Rivive sulla scena il dramma dei Sei personaggi pirandelliani, creati e poi rifiutati, alla disperata ricerca di un Autore che possa raccontare la loro storia. Smarriti e perplessi i sei personaggi entrano in scena sulle note di Chopin come spettri, delineandosi come figure composte e spettrali, quasi irreali dietro un paravento e guadagnando via via la scena, eccetto la Bambina e il Giovinetto immaginati come fantocci immobili. Indossano delle maschere bianche, simbolo della loro essenza che consegneranno al Capocomico della compagnia, che sta provando non senza problemi in teatro Il giuoco delle parti. Ciascun personaggi ha il suo dramma e ognuno tenta di raccontarlo chiedendo al Capocomico di diventare il loro Autore. Ma invano. Lui incuriosito accetta e solo per un attimo sembra ergersi al si sopra dei suoi fatui attori, incapaci di comprendere la verità dei personaggi. Ma ciò che appare chiaramente e senza filtri dalla regia di Marcello Amici è che il linguaggio teatrale risulta assolutamente inadatto e approssimativo, dalla recitazione agli oggetti di scena, per poter mettere in scena il vero dramma. La regia crea inoltre una frattura anche visiva fra due gruppi, gli attori e i personaggi, che appaiono assolutamente inconciliabili e arroccati su posizioni diverse anche con l’entrata in scena di una grottesca Madama Pace. Da una parte l’ottusità dei vanitosi attori che cercano invano e in modo ridicolo di ricreare la scena, dall’altra i personaggi che interrompono di continuo la rappresentazione, sottolineandone la chiara inadeguatezza.
Arte e teatro sembrano appartenere a due mondi diversi e il testo non riesce a concretizzarsi sulla scena per via della limitatezza del linguaggio teatrale e la totale frattura viene ulteriormente sottolineata anche dai costumi bianchi per gli attori, scuri e funerei come da copione per i personaggi. Marcello Amici è attore d’indubbia d’esperienza nel ruolo del Padre, pentito e sofferente, molto brava Linda Sessa nel ruolo della rabbiosa Figliastra, anche se a tratti il recitato appare eccessivamente urlato, quasi esagerato, un plauso anche alla naturalezza mai scontata del capocomico Marco Vincenzetti. Bravi gli altri, un po’ troppo impostato il Figlio di Andrea Carpentieri. Come di consueto la Pirandelliana propone anche un altro testo: si tratta dei Giganti della Montagna in scena a giorni alterni fino al 7 agosto.
Fabiana Raponi