Domenica 10 luglio a Roma a Villa Pamphilj per “I concerti nel parco”,Mariangela D’Abbraccio,presenta,Teresa la Ladra, drammaturgia di Dacia Maraini,musiche originali di Sergio Cammariere,testi canzoni Maraini-Cammariere,regia di Francesco Tavassi.Teresa la Ladra è il titolo che fu dato al film del 1973 con Monica Vitti tratto dal romanzo di Dacia Maraini: ‘Memorie di una ladra’. E’ uno spaccato della società italiana dalla metà degli anni venti fino agli anni settanta, raccontato attraverso la storia di una ladruncola buffa e disgraziata che percorre gli eventi e la storia d’Italia. Le vicende di Teresa attraversano le grandi trasformazioni del Paese, dalla grande guerra al boom economico; tutto viene visto dall’angolazione di chi subisce inconsapevolmente e ne scaturisce un racconto tragicomico irresistibilmente tenero. Emerge in questo testo la straordinaria efficacia della Maraini nello scandagliare l’animo femminile e nel rivelarne gli aspetti più nascosti attraverso una scrittura naturale e sempre comprensibile.
Con l’ausilio della musica e delle canzoni, quali strumenti espressivi utili a completare il racconto rocambolesco di Teresa, è nato questo spettacolo, una sorta di operetta musicale, di teatro-canzone, una produzione originale che debutta a “I Concerti nel Parco”. Sergio Cammariere ne ha scritto la “colonna sonora” oltre a dei brani originali su testi della stessa Maraini. Mariangela D’Abbraccio, attrice talentuosa e raffinata, sarà Teresa che, in prima persona, ci racconterà e ci canterà la sua storia accompagnata da un gruppo di musicisti in una formazione suggerita dallo stesso Cammariere.
Approfondendo l’aspetto musicale, l’incontro tra Dacia Maraini e Sergio Cammariere ha dato vita a nove canzoni inedite. La forma di alcune di esse ricorda la struttura tipicamente “villanesca”. In altri brani, riecheggia la canzone popolare e la chanson dramatique con tarantelle, madrigali e filastrocche. Un immediato e importante riferimento è quello delle opere del grande chansonnier Georges Brassens. I temi della guerra, della prigione e della violenza sono gli stessi già raccontati dal grande Maestro, con la sua ironia un po’ amara, dissacrante, divertita, quasi da cabaret e la sua profondità densa di allegorie della drammaturgia. Più che di canzoni si tratta di “piccole opere d’arte” che raggiungono rari picchi di espressività. Ognuna di esse è, infatti, un quadro ben preciso, netto, pennellato con grande maestria e intensità dalle musiche di Sergio Cammariere, già noto al grande pubblico per le sue doti di raffinato pianista, autore e interprete. Sergio Cammariere si “presta” per la prima volta al Teatro con estrema versatilità, dimostrando una personalità artistica multiforme, viva e poliedrica.
TERESA
di Dacia Maraini
Una donna coraggiosa che ho conosciuto in carcere mentre facevo un’inchiesta sulle prigioni femminili. Mi ha colpito di lei il fatto che fosse analfabeta, ma avesse una intelligenza originale e vivacissima, che fosse generosa, intraprendente, pronta a fare dell’umorismo su di sé e sugli altri.
Ho aspettato che uscisse dal carcere. Sono andata a trovarla ad Anzio dove abitava e le ho chiesto di raccontarmi la sua vita. Da lì è nata un’amicizia che poi è continuata fino alla sua morte.
Dalle nostre conversazioni, e dai tanti ritratti che ho fatto delle carcerate, è nato un libro e poi un film che Monica Vitti ha interpretato con grande piglio e sapienza. Un personaggio pronto a trasformarsi e prendere corpo in attrici di diversa provenienza, ma unite dall’amore per gli esclusi e gli emarginati.
Da ultimo Mariangela D’Abbraccio, un’attrice che stimo per la sua dolcissima determinazione e il suo amabile ardimento, mi ha chiesto di farne un monologo. Ed eccoci qui, accompagnati dalle bellissime musiche di Sergio Cammariere, a portare ancora una volta davanti al pubblico questo straordinario personaggio, nato in un’Italia dai tempi duri e difficili, ma anche pieni di sogni e metamorfosi umanissime.
Teresa è una donna contro tutti, che si fa furba per non soccombere. Ma la sua furbizia appartiene alla grazia picaresca di una popolana che nonostante le disgrazie, non piega mai la testa.
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