La stagione estiva delle Terme di Caracalla si conclude con l’Aida di Verdi che festeggia quest’anno un anniversario importante, il cinquantesimo allestimento. Un traguardo notevole per una delle opere più amate dal pubblico che l’attende sempre con grandi aspettative, ma a Caracalla quest’anno è andata in scena un’Aida diversa, lontana dagli stereotipi e dall’opulenza che hanno (quasi) sempre contraddistinto nel corso degli anni l’opera verdiana. L’Aida del coreografo e direttore del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, Micha van Hoecke, (qui al debutto romano come regista), è elegantemente curata, ma essenziale e quasi intima, mai inutilmente celebrativa ridisegnando la struttura dell’opera nell’immaginario collettivo. Dimenticate allora lo sfarzo e la magniloquenza, le centinaia di comparse e gli animali: l’Aida di van Hoecke punta gli occhi sul dramma dei tre protagonisti, Aida, Radames e Amneris, fra “passioni sottaciute e dissimulate” nell’indissolubile connubio fra amore e morte. Un dramma di tre anime, interiorizzato in un allestimento molto moderno, dal gusto sofisticato che non si abbandona a imponenti (e ingombranti) costruzioni architettoniche, privilegiando invece l’essenzialità e la sobrietà delle scenografie di Carlo Savi, fra piramidi stilizzate e scale movibili. Estrema sobrietà anche nei bei costumi colorati (di Savi) che non ostentano nulla di eccessivamente sfarzoso. Il risultato anche visivo è di grande impatto, con il complesso archeologico di Caracalla che si staglia sullo sfondo in tutta la sua maestosità, reso ancor più suggestivo dal gioco di luci di Agostino Angelini. La regia appare composta, quasi stilizzata in ogni scena, sia di massa sia dei singoli, ma mai invadente pur mantenendo una certa tradizionalità nell’apparato generale: lettura privilegiata è stata la valenza intima dell’opera e le sue passioni sottaciute andando a concentrarsi soprattutto sulla gestualità naturale dei tre protagonisti. Bellissime le numerose scene di danza (coreografie naturalmente di van Hoecke, costumi colorati di Savi), che vedono impegnato il Corpo di Ballo e i solisti del Teatro (la Sacerdotessa è l’ètoile Laura Comi) ideali prolungamento dell’azione, magnifiche, molto eleganti e vivaci, dalla danza dei moretti alla solenne investitura di Radames con un’inedita ouverture con uno stilizzato pas des deux (danzato con eleganza dai solisti Gaia Straccamore e Alessandro Tiburzi) ad anticipare la tragicità dell’azione. Molto pregevole il cast che annovera Gabriela Georgieva nel ruolo principale di Aida, di rosso vestita, con voce nitida e quasi intima; Radames è il tenore drammatico Francesco Anile di sicura esperienza nel ruolo; entusiasmante Giovanna Casolla nel ruolo di Amneris dalla voce praticamente perfetta e dalla presenza scenica inappuntabile; nobile l’Amonasro di Alberto Mastromarino; intima anche l’impostazione del Coro diretto da Roberto Gabbiani e direzione mai debordante, ma analitica di Asher Fish già impegnato nelle repliche di Tosca. Si conclude così la stagione estiva di Caracalla (che ha raggiunto le 50.000 presenze) decretando, come ha dichiarato il sovrintendente del Teatro dell’Opera Catello De Martino – un successo che premia il nuovo corso artistico e amministrativo del Teatro e la ricerca di un cartellone che sia capace di attrarre ogni genere di spettatore, anche i giovani.
Fabiana Raponi