YOUNG ITALIAN BRUNCHLa nuova creazione scenica italiana11>15 ottobre – ore 13.00Teatro Fondamenta Nuove
Sarà all’ora di pranzo che si offrirà al pubblico, agli operatori e ai critici un “assaggio” della scena italiana con alcune giovani compagnie, invitate sul palcoscenico del Teatro Fondamenta Nuove con i loro ultimi lavori. Un panorama mobile e frastagliato, quello della scena italiana, ricco di proposte che testimoniano una esuberanza e un mordente a dispetto dei conclamati tempi di crisi e significativa di un auspicato cambio generazionale.
Young Italian Brunch nasce proprio con il desiderio di far conoscere, soprattutto agli operatori stranieri, alcune delle realtà teatrali italiane più nuove e significative. Il cartellone, realizzato in collaborazione con il Teatro Fondamenta Nuove, da anni a Venezia attivissimo sul fronte della sperimentazione, ha privilegiato quei gruppi di acquisita maturità espressiva e rigore formale.
Sono tutti nati intorno agli anni 2000 e hanno cominciato a lavorare autonomamente, alcuni di loro negli spazi propri della cultura giovanile, come i capannoni industriali dei rave party, gli spazi occupati dei centri sociali, e hanno dimostrato fin da subito una padronanza delle tecnologie più avanzate – 3D, digitale, campionamento – e una comune avversione per la narratività, raggiungendo un pubblico, soprattutto giovanile, che ne ha decretato il successo.
Martedì 11 ottobre, ore 13.00
SANTASANGRE
SEI GRADI
Con un nome che omaggia l’artista visionario Alejandro Jodorowski – i Santasangre lavorano principalmente sul mondo virtuale, integrando video corpo musica ambiente, e trovando materia di ispirazione per le loro visioni apocalittiche in autori come Orwell e Huxley. Così, sigillo del trittico di questo teatro apocalittico, i Sei gradi del titolo indicano quel piccolo innalzamento della temperatura terrestre che potrebbe portare alla desertificazione del pianeta e alla cancellazione della vita. Sottotitolato “concerto per voce e musiche sintetiche”, la linea drammaturgica dello spettacolo si sviluppa nei 4 movimenti della sinfonia e segue la metamorfosi dell’elemento liquido che da goccia si fa lentamente cascata. Si è parlato dello spettacolo come di una “scultura in movimento”, dove sequenze di visioni sono costruite con i diversi linguaggi della tecnologia.
Mercoledì 12 ottobre, ore 13.00
TEATROPERSONA
A U R E
Delle compagnie invitate, Teatropersona è l’unica a ricollegarsi dichiaratamente alla “storia”, dalle avanguardie del primo novecento al Terzo Teatro. Il loro teatro trova ispirazione nei principi della biomeccanica di Mejerchol’d, integrato con i fondamentali delle arti marziali, e riprende le tecniche fonatorie tradizionali alla luce della pratica dei canti vibratori e del canto gregoriano. La fonte dei loro spettacoli è principalmente letteraria: Beckett, Proust, Schulz. Il nuovo spettacolo Aure conclude infatti una trilogia del silenzio e della memoria ispirato alle Recherche proustiana, di cui si respira l’atmosfera onirica. Banditi storia e personaggi, ci sono solo figure e un luogo, ispirato alla pittura rarefatta del danese Vilhelm Hammershøi, ai suoi interni silenziosi, fatto di oggetti quotidiani, immobili e vibranti.
Giovedì 13 ottobre, ore 13.00
ANAGOOR
FORTUNY
E’ l’attenzione alla memoria culturale e alla bellezza di un Paese, di fronte allo strazio subito dalla terra e dal paesaggio, ad animare lo spettacolo di Anagoor, che per parlarne sceglie la figura di Mariano Fortuny. Andaluso di Granada e veneziano d’adozione, artista del tessuto e del teatro, collezionista d’arte, Mariano Fortuny era ossessionato dalla bellezza e dal desiderio di carpire l’essenza di Venezia e di trasformarla. Ma Fortuny non è uno spettacolo attorno alla figura dell’artista: attraverso una drammaturgia per immagini, dell’artista lo spettacolo assume lo sguardo complesso sulla preziosa delicatezza di Venezia con l’intento di catturare il cuore del suo fervente lavoro sulla catalogazione della memoria e sulla trasmissione delle forme. La scena del conflitto è il ventre di una nave, l’interno di un palazzo, un museo, un’arca. “Il culto per il bello – praticato dagli Anagoor – si intreccia strettamente con una forte tensione etica, il rigore formale fa tutt’uno con una segreta vena metafisica” (R. Palazzi).
Venerdì 14 ottobre, ore 13.00
MUTA IMAGO
DISPLACE #1 LA RABBIA ROSSA
Displace indica uno spostamento, l’abbandono di una posizione e di un luogo abituale, come quando si è
costretti ad abbandonare il proprio Paese. Prima parte di un dittico sullo spaesamento di profughi e rifugiati, La rabbia rossa è la storia di una sopravvissuta, la tragedia di un individuo che rispecchia il destino di un’intera nazione. Come nelle Troiane di Euripide, una delle fonti utilizzate per la performance, lo sguardo su un’intera civiltà passa attraverso gli occhi di una donna. Una donna che ha perso tutto quello che aveva, costretta ad allontanarsi da quella che una volta considerava casa e che si trova su una spiaggia deserta a lottare per rialzarsi in piedi. Una donna che a sua volta potrà risorgere e distruggere ancora. Sulla scena 4 donne, immerse in uno spazio post atomico, intonano il loro “canto lirico” accompagnandolo con una frantumazione di gesti, corpi, movimenti.
Sabato 15 ottobre, ore 13.00
RICCI/FORTE
GRIMMLESS
Grimless è l’ultimo lavoro del duo Ricci/Forte e il nuovo tassello di un percorso fondato su una cifra drammaturgica che cortocircuita suggestioni letterarie e linguaggi del presente, trash e classicità. La grammatica pirotecnica del gruppo si confronta ora con l’affascinante e combustibile materia prima delle fiabe dei fratelli Grimm, caposaldo della letteratura per l’infanzia, fucina di narrazioni archetipiche prima di qualunque edulcoramento disneyano. “Evocando le cesellate decalcomanie della fiaba e sovrapponendole agli inquieti fantasmi del quotidiano, Grimmless vuole essere un termometro, uno strumento di ricognizione e registrazione delle condizioni di noi sopravvissuti sulla penisola dello Stivale dorato. Per compiere, con scientifica precisione, una disamina sulle possibilità identitarie del presente. Il rovello, la fiamma segreta che muove il preciso ingranaggio di Grimmless è l’inevitabile lacerazione di un’identità sospesa tra realtà e fiction, tra menzogna e assuefazione. Quali fiabe siamo obbligati a raccontarci oggi per anestetizzare i mostri accucciati in ogni ombra, tra allucinazioni televisive e depauperamento della fantasia?”