Valerio Binasco in Crociate di Gabriele Vacis al Teatro Piccolo Eliseo di Roma
In bilico tra drammaticità e prosasticità, tra serio e faceto, tra commozione e risate, Crociate è un nuovo importante tassello del teatro di narrazione portato avanti da vari anni da Gabriele Vacis, che va a sommarsi ai suoi precedenti esperimenti televisivi, come Totem e 42° parallelo, rimasti indelebilmente nella memoria e nel cuore di molti, che in un modo assolutamente nuovo approfondivano la conoscenza di testi sacri per la cultura d’occidente, come un romanzo, un poema, un’opera lirica. Questa volta Vacis ha scelto un dramma teatrale settecentesco, Nathan il saggio scritto da Gotthold Ephraim Lessing, pubblicato nel 1779, un capolavoro in 5 atti di stampo illuminista, ciclicamente censurato dalla storia, di difficile realizzazione scenica ma attualissimo nei contenuti, svelato in uno spettacolo dalla magia crescente, con un racconto serrato dai tempi giusti. Il narratore prescelto è Valerio Binasco, attore ligure e regista visionario (suoi i recenti Romeo e Giulietta con Riccardo Scamarcio e La malattia della famiglia M con Fausto Paravidino), capace di alternare leggerezza e drammaticità, mutando repentinamente intonazione e atteggiamenti, passando da un’interpretazione caricaturale ad una vibrante, e poi, di nuovo, dal tono scanzonato con linguaggio gergale a quello commosso con parole altisonanti. Il testo scritto diventa improvvisazione, veloce flusso di immagini disparate. Grazie anche ai suoni di scena di Roberto Tarasco, lo spettatore viene catapultato al centro delle dispute teologiche medievali ai tempi di Urbano II che al Concilio di Clermont proclamò l’inizio della terza crociata; si scoprono le doti letterarie di Lessing, la sua voracità nel raccontare, la capacità di creare un intrico di storie. Per svelare il mondo di Lessing, Vacis mescola il poema del tempo di Qohelet, Zvi Kolitz, la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, l’Antico Testamento, il Convivio di Dante e l’arabesco indecifrabile di Elsa Morante, per poi ritrovare quasi fedelmente Lessing nella parabola dei tre anelli che regala una risposta alla domanda capitale su quale sia, tra le monoteiste, Ebraismo, Islamismo e Cristianesimo, la religione migliore. Se si escludono quei momenti in cui Vacis si fa prendere la mano da un eccesso divulgativo e Binasco si perde in un eccesso “gigionerie”, Crociate si rivela una risorsa troppo poco conosciuta per leggere in maniera differente questioni spinose che da millenni attanagliano l’umanità e per riflettere sui valori eterni di tolleranza e fratellanza.
Fino al 26 novembre al Piccolo Eliseo di Roma
Daniela Olivieri