Pantalone, ricco mercante veneziano, rimasto vedovo con due figli – il maschio con gli occhi solo per le ragazze, la femmina più che ingenua – decide di rimaritarsi e sceglie una giovane “povera… ma dabbene e onorata”(così si descrive lei stessa davanti al marito); ma la scena che appare agli spettatori al levarsi del sipario è di tutt’altro tono, con la giovane moglie, Beatrice, intenta ad amoreggiare con lo spasimante Lelio e, non contenta, a farsi crudelmente gioco della figliastra Rosaura, rubandone le attenzioni del fidanzato Florindo; intanto la vedovella squattrinata Diana provoca le voglie del giovane Ottavio – il figlio maschio del mercante -, mirando a una dote che le risolverebbe la vita.
E’ questa la realtà in cui è immersa la casa di Pantalone, e a questa situazione deve reagire, pena la perdita di “onorabilità” – che si tradurrebbe, naturalmente, anche in una perdita di prestigio economico. Con il procedere della storia il gioco si fa sempre più duro, lo scontro tra marito e moglie per il dominio della casa si arricchisce di menzogne e tranelli che, partiti come le schermaglie classiche della commedia goldoniana, via via diventano più violenti fino a tingersi delle tinte del noir, quando, vistasi sconfitta dal marito, Beatrice arriva a immaginarne l’assassinio …
L’uomo prudente – rappresentato per la prima volta a Mantova nel 1748 – ha debuttato per la regia di Franco Però e l’interpretazione di Paolo Bonacelli nell’estate 2010 al Festival Teatrale di Borgio Verezzi: una messinscena vivace e piena di ritmo, il cui adattamento – curato dagli stessi Però e Bonacelli – ha asciugato il testo e trasformato Pantalone in un personaggio senza maschera e che si esprime in lingua. Una vera rarità goldoniana, un testo inusuale, al limite del thriller, cinico e molto divertente.