DaTo _ Danza in Toscana
MK
Quattro danze coloniali viste da vicino
Produzione: mk e Armunia Festival Costa degli Etruschi
Con: Philippe Barbut, Biagio Caravano e Laura Scarpini
Musica: Lorenzo Bianchi
Coreografia: Michele Di Stefano
Organizzazione e distribuzione: Anna Damiani/PAV
Le danze coloniali, così come il progetto su Il giro del mondo in 80 giorni dal quale prendono le mosse, vogliono operare nella costruzione di uno spazio reale dove mettere in potenza, il più possibile, episodi di indagine sull’incontro e la distanza tra i corpi, partendo dall’assunto che ciò che è distante è “sempre vicino a qualcos’altro”. (…) luoghi dello scambio dove l’attenzione non è più centrata sull’origine ma sulla destinazione, con diverse conseguenze, la più significativa delle quali mi pare essere la fuga dal design coreografico in funzione di tragitti instabili di emersione del corpo, come se appunto la presenza fosse una faccenda di continua reinstallazione nel precario, sempre condizionato da ciò che è accanto o di fronte. La realtà può essere affittata per fare un ulteriore passo avanti nell’incerto
- 13 novembre ore 20 _ opening / 17 novembre ore 22
JACOPO JENNA E RAMONA CAIARitratto
Installazione video su due canali
di Jacopo Jenna e Ramona Caia
Collaborazione e testi Carlo Cuppini
Video Editing e allestimento Andreas Bucovaz
Note sul Ritrarsi di Carlo Cuppini
Il ritrarsi – dalla superficie, verso il profondo, nell’intimo – pone di fronte al palesarsi: ritrarsi, è farsi ritratto. Richiamo a sprofondare, cadere all’indietro, fuori dal fuoco della visione, ritrarsi dalla compagnia delle cose, restare con sé solo; e intanto trovarsi a diventare figura, che emerge, viene in superficie da lontananze inesplorate. Corpo lascia scia di figura, in un tempo-superficie che non gli pertiene. Dallo spazio al piano. Dalla persona nella sua esistenza, al video nel suo formato verticale. Elementi incommensurabili.
- 17 novembre ore 21
FRANCE DANSE _ Festival di danza contemporanea 2011
BORIS CHARMATZ / MÉDÉRIC COLLIGNON
Improvisation
Danza: Boris Charmatz
pocket trumpet, voce: Médéric Collignon
Produzione: Musée de la danse/Centre chorégraphique national de Rennes et de Bretagne.
Direzione: Boris Charmatz. Associazione sovvenzionata dal Ministère de la Culture et de la Communication (Direction Régionale des Affaires Culturelles/Bretagne), Ville de Rennes, Conseil régional de Bretagne e Conseil général d’Ille-et-Vilaine.
In Improvisation Boris Charmatz inizia a parlare dolcemente per giungere poi a un grido, declinato in varie forme, che rapisce il pubblico. Médéric Collignon impone la sua imprevedibilità musicale sia con la tromba che con la voce che deforma, amplifica e distorce con effetti elettronici. Su musiche originali, i due interpreti giocano l’uno con la presenza dell’altro, incontrandosi, toccandosi, a volte arrivando al corpo a corpo in un’improvvisazione per musica e danza, arrabbiata e stupefacente, che sonda i rapporti tra suono, spazio e corpo. La complicità dei protagonisti è evidente sulla scena e si fonda sull’abilità tecnica, il senso della derisione e su un’indisciplinatezza creativa che li allontana dai luoghi comuni delle loro arti.
- 20 novembre > 3 dicembre ore 15.00; ore 16.30; ore 18.00
LO SCHERMO DELL’ARTE FILM FESTIVAL 2011
OMER FAST
Talk Show
videoinstallazione su 3 monitor
2009, 65 minuti (lingua inglese, sottotitoli italiano)
con: Lisa Ramaci e gli attori Rosie Perez, Jill Clayburgh, Tom Noonan, Dave Hill, Lili Taylor e David Margulies
courtesy l’artista e Arratia Beer, Berlino
Commissionato da Performa e co-prodotto da Artis Contemporary Israeli Art Fund con il supporto di Edith Russ House for Media Art di Oldenburg e Goethe Institute.
In occasione della sua IV edizione, Lo schermo dell’arte Film Festival presenta Talk Show di Omer Fast. Registrazione live della performance realizzata da Omer Fast a New York per Performa 09, in Talk Show l’artista israeliano rivisita uno dei format di maggiore successo della televisione americana, divenuto anche in Italia un vero e proprio fenomeno mass-mediatico e culturale. Partecipando a un fittizio talk show, un personaggio è invitato a raccontare una storia basata su memorie personali, legate a eventi della cronaca politica globale. Lisa Ramaci, vedova del giornalista americano Steven Vincent, racconta all’attrice Rosie Perez la propria dolorosa storia da lei vissuta nel 2005, al tempo della guerra in Iraq. Alla fine del racconto Lisa se ne va e Rosie ri-racconta ciò che ha appena ascoltato a un terzo personaggio, il quale a sua volta ripete la storia a un altro ancora. La sequenza a cui partecipano sette diversi personaggi è composta quindi da sei differenti narrazioni nate dalla prima riferita da Lisa Ramaci. Sotto lo sguardo del pubblico presente in sala, il finto talk show si trasfigura lentamente in una sorta di parodia concettuale di se stesso scandito, ad ogni scambio di interlocutore, dal surreale ripetersi della stessa scena. Rielaborando uno schema video-performativo circolare fatto di intrecci temporali, psicologici e narrativi, Omer Fast crea una sorta di esperimento di “expanded television” potenziato sul piano visivo e su quello comunicativo attraverso l’uso dell’installazione. Le diverse narrazioni sottolineano l’ambigua natura dell’opera che rivela le sue molteplici valenze raccontando, mettendo in scena e decostruendo la realtà con le stesse modalità con cui essa oggi viene documentata e trasmessa.