Lo scrittore drammaturgo cerca di rappresentarci la sua verità al di là dello schermo ingannevole delle convenzioni e dell’ipocrisia della società dell’epoca. E’ una commedia di straordinaria ricchezza di intrecci, allusioni, cambiamenti di tono e sentimenti. Diversi personaggi di questa commedia si trovano in una situazione di dilemma, di tipiche situazioni paradossali in cui l’individuo resta quasi senza via di uscita.
Beatrice vuole denunciare l’adulterio del marito, ma il suo atteggiamento privo di dubbi o ripensamenti viene punito. Morale: mostrare in faccia a tutti la nuda verità si rivela quindi assai problematico. Il delegato Spanò dovrebbe accettare la denuncia, ma sa che, se adempie al suo dovere di funzionario, si metterà contro il cavaliere, che è in pratica il suo padrone.
Ciampa che si difende dal pettegolezzo sul tradimento vero o presunto della moglie Nina con la forza della ragione consumando la vendetta nell’ambiguo gioco fra realtà e finzione, fra verità e pazzia. Ciampa è un uomo umilmente disperato, un pover’uomo che vuole illudersi. Per quasi tutta la commedia, ragiona e regola l’andamento pericoloso della verità. Solo alla fine trova “la” soluzione: per negare l’esistenza della verità deve dimostrare l’inaffidabilità di chi questa verità la racconta, l’unico modo per salvaguardare la società e le sue convenzioni è additare come “folle” chiunque vi si opponga. E’chiaro nel testo il riferimento alla mentalità mafiosa che si spiega con l’omertà reciproca, con l’ipocrisia e l’importanza dell’apparire.
Il ritmo dell’opera e la tensione scenica è intenso e coinvolgente grazie all’ottima regia di Mauro Bolognini.
Sebastiano Lo Monaco (Ciampa) interpreta con maestria il personaggio con le sue emozioni tormentate dal sospetto e dal timore. A volte lamentoso, a volte irato a volte rassegnato riesce con lodevole convinzione a trasmettere i tormenti del suo animo. Marina Biondi (Beatrice) è la donna umiliata che manifesta la sua ira e il suo intento di vendetta. Si aggira sulla scena con irrefrenabile ardire e non accetta alcun intervento di pacificazione. Il suo rammarico diventa anche dolore nella sua espressione scenica, sottolineata da una congeniale gestualità. Molto bravi Isa Bellini, Claudio Mazzenga,Rosario Petrix, Clelia Piscitello, Franca Maresa, Elena Aimone.
Belle e funzionali le scene di Helena Calvarese e le musiche Giovanni Zappalorto. I costumi di Cristiana Darold ridipingono con intenso realismo le mode dell’epoca e il rosso di Nina potrebbe avere un valore simbolico di perdizione.
Spettacolo da non perdere.