Metti che un giorno uno decide di farla
finita. Un taglio a quelle lineette blu che hai sui polsi, e via.
Metti che la fai, questa cosa. Tagliarti le vene. Intendo. Ma metti che prima di farlo inviti al tuo funerale tutte le tue
amanti. O meglio… le donne che hai amato. Intendo. Così. Per vedere che
succede.
Per immaginarle, insieme, davanti al tuo
cadavere.
Che cosa accadrà? Si odieranno? Si
chiederanno per chi tu hai lasciato chi? O finiranno per diventare amiche?
Metti che la fai, questa cosa. Tagliarti le
vene, e invitare al tuo funerale tutte le tue ex.
Qualcosa dovrai pure inventarti, no? Allora…
allora… ti viene un’idea. Quel giorno, il giorno del Grande Riposo tu farai in
modo che quelle dolcissime signorine cucinino per te. Così. Per vedere che
succede.
Scritta così risulta un tantino incasinata.
Ma Afrodita è questo. Il “funerale” più bello che c’è. Tra spledide donne,
eros, un pizzico di saudade, situazioni inevitabilmente comiche, una colonna
sonora da togliere il fiato e un libro che non mi piace neanche un po’.
Afrodita. Di Isabel Allende. Appunto.