Caro vecchio neon di David Foster Wallace
In scena, fra realtà e finzione, le grandi e piccole curve avventurose e drammatiche di un giovane di successo, consapevole della proprie antropiche debolezze
“Per tutta la vita sono stato un impostore. E non esagero”. E’ con questa frase, rivelatrice delle menzogne di una vita, che David Foster Wallace inizia il suo Caro vecchio neon, uno degli otto racconti brevi contenuti nella raccolta Oblio (Einaudi, 2004), in scena da martedì 29 novembre 2011 alle ore 20.30 (repliche fino al 4 dicembre) alla Sala Assoli del Teatro Nuovo di Napoli, con Giovanni Ludeno e la regia di Simone Petrella.
Presentato da Ludeno/Petrella in collaborazione con Nestt, Caro vecchio neon è un lungo monologo interiore di un giovane e rampante socio creativo di una ditta di consulenza, che espone come abbia maturato e messo in pratica la decisione di suicidarsi. Sostiene di avere, per tutta la vita, ingannato sia gli altri sia se stesso, cercando di fare il possibile per far colpo sulle persone in ogni modo, ma nulla è riuscito a farlo sentire sincero, e la sua autostima è conseguentemente molto bassa.
Il racconto indaga, mostra e svela la vita del personaggio, da quando aveva tre anni, all’adolescenza, fino ai trenta, quando è baciato dalla fortuna. E’ felice, le donne lo vogliono, è circondato da un’aureola particolare, ma c’è qualcosa dentro di lui che non va, qualcosa di dissonante.
A un certo punto del racconto il protagonista sostiene un’idea che diviene, poi, la chiave dello spettacolo. E’ come se ognuno di noi avesse un’enorme stanza interiore, affollata da tutto ciò che è presente nell’universo. Ciò che emerge passa attraverso un’immaginaria “toppa”. Avanziamo come se cercassimo, perennemente, di guardarci attraverso quel piccolissimo buco, senza mai pensare che la porta si possa aprire.
“È stato bello e affascinante – dicono Ludeno e Petrella – cercare soluzioni teatrali per un racconto che parla di una persona e di quello che avviene nella mente di una persona. Abbiamo, quindi, analizzato, assimilato e tentato di mostrare proprio ciò che avviene nella mente del protagonista”.
L’allestimento ricrea l’atmosfera scenica dello spettacolo di varietà d’un tempo o di un’odierna stand-up comedy. E’ stato immaginato come una chiacchierata con il pubblico, così come fanno i comici americani, seguendo il racconto e procedendo per provocazioni, in una sorta di dialogo impossibile con il pubblico.
Caro vecchio neon è la storia di un uomo, un impostore, che ha, sostanzialmente, passato tutto il tempo a creare un’immagine da offrire agli altri, per piacere o per essere ammirato.
Il protagonista è lì, solo, e racconta al pubblico la sua storia: fatti realistici e surreali allo stesso tempo, senza mai distinguere, fino in fondo, la finzione dalla realtà.
Lo spettacolo si avvale del disegno luci di Luigi Biondi, le scene e i costumi di Marcella Mosca, la musica di Luca Iavarone, la grafica a cura di Russel e la parrucca di Emanuela Passaro.