GiOtto studio per una tragedia di Giuseppe Provinzano
I fatti di Genova visti come il luogo di una storia che resta nella memoria, luogo del mito e della sua tragedia. Una tragedia che oggi non si può “rappresentare”.
La stagione teatrale del Teatro Elicantropo riprenderà giovedì 24 novembre 2011 alle ore 21.00 (repliche dal giovedì alla domenica fino al 4 dicembre) con il debutto dello spettacolo GiOtto, studio per una tragedia di Giuseppe Provinzano, dedicato a uno dei capitoli più bui della recente storia italiana, il G8 di Genova.
Prodotto dall’associazione palermitana SuttaScupa, GiOtto è spettacolo di forte impegno civile: un’ora intensa per raccontare, attraverso voci diverse, quei tre giorni genovesi del luglio 2001, ferita profonda e ancora non rimarginata.
A dar corpo ai vari protagonisti è Giuseppe Provinzano, solo in scena a moltiplicarsi, con un semplice tocco, nei diversi protagonisti, mentre al suolo, sotto le foto attaccate a fili trasparenti, segna via via col gesso, in alfabeto greco, il susseguirsi delle diverse sezioni di questa tragedia dei giorni nostri.
A Genova si sono consumati eventi di una tragicità epocale, tali da riuscire ad annoverare Genova alla stessa stregua di grandi città palcoscenico di tragedie. L’immagine è di una Genova che, come Tebe, come Troia, possa diventare il luogo di una storia che resti nella memoria, luogo del mito e della sua tragedia. Ma questa tragedia oggi non si può rappresentare. Forse potremo farlo tra 1000 anni, quando questa memoria sarà divenuta tale.
Essa non è rappresentabile per il semplice motivo che i fatti in questione non hanno ancora assunto valore di storia, avendo ancora valenza di cronaca, perché nuovi risvolti emergono quotidianamente, come a delineare nuovi elementi per una potenziale drammaturgia, perché i protagonisti non sono ancora personaggi ma ancora persone.
“La ricostruzione di quei giorni, nello spettacolo, prende la forma della tragedia classica – spiega Provinzano – che nel prologo racconta i preparativi dell’evento. Poi, con rapidi movimenti, cambia volto. Passo dai panni dell’eroe a quelli dell’antieroe, un poliziotto e un black bloc e ognuno di essi dà la propria visione di ciò che accadde”.
Questa storia vive così questo parossismo tra urgenza di racconto e irrappresentabilità del tutto. Ma questa storia va raccontata. Ne ha tutto il diritto. Ne abbiamo tutto il dovere. Gli elementi d’altronde ci sono tutti.
GiOtto è uno spettacolo di accusa nei confronti di chi ha macchinato una tragedia, è una cronaca comprovata dei fatti, ma è anche teatro che prende lo stomaco e lascia, ancora una volta, sbigottiti di fronte a tanto orrore.
L’allestimento si avvale del suono di Gabriele Gugliara e Giuseppe Provinzano, le luci di Fabio Bozzetta e le Soluzioni sceniche di Fernanda Filippi.