Idolicon Gabriele Di Luca, Giulia Maulucci, Valentina Picello, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschidrammaturgia
Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
musiche originali Massimiliano Setti
luci Diego Sacchi
organizzazione Luisa Supino
disegni e grafica Giacomo Trivellini
una produzione Carrozzeria Orfeo / Centro RAT-Teatro dell’Acquario
co-prodotto da Kilowatt Festival
col contributo di Teatro Stabile del Veneto
in collaborazione con Regione Toscana-Progetto Filigrane e Centro Culturale Il Funaro di Pistoia
col sostegno di La Corte Ospitale, Amat / Teatro Rossini di Pesaro, Nottenera-Comunità_Linguaggi_Territorio, Ar[t]cevia International Art Festival
si ringrazia Associazione Laboratorio Creativo – Angelo Zilio, Supino srl
scene Claire Pasquier
Testo Finalista al Premio Hystrio per la Nuova Drammaturgia 2011
Lo spettacolo
“se ti addormenti sotto alla neve non la senti la morte che arriva…”
Lo spettacolo esplora i nuovi vizi capitali della nostra società, le sue deformazioni individuali e collettive, le tendenze incontrollabili, spesso disastrose, che dietro l’apparente normalità degli uomini e del loro vivere quotidiano celano lo scenario inquietante di una società alla deriva. Conflittualità con il mondo esterno e con se stessi, noia di vivere, assenza di interessi, vuoto interiore, apatia morale, rabbia, frustrazioni…frammenti di umanità che si vanno ad incastonare all’interno di un desolante quadro di vita contemporanea. Una coppia, una famiglia, un nipote e un nonno sono i protagonisti di questa “commedia nera” nella quale nessuno è salvo. Crudele e grottesco. Divertente e osceno. Perché è proprio della vita l’intreccio tra l’odio feroce e una torta.
La drammaturgia
Il tentativo di una drammaturgia che fa uso di un linguaggio acre, disadorno, a volte osceno, e che non teme lo scandalo e l’irriducibilità del tragico; una fotografia fredda e spietata del presente che accompagna lo svolgersi degli accadimenti senza commenti, senza pietà e che affronta la spersonalizzazione, la disumanità, la violenza, senza condiscendenze ideologiche, senza richiami alla complicità del pubblico. Anzi tenta di elevare una parete insormontabile che rende impossibile la catarsi, la pìetas. Una condizione che è lo specchio dentro cui ci obbliga a rifletterci. Una scrittura per il teatro del nostro tempo, oscuro e carico di interrogativi inquietanti. Senza però rinunciare a “quell’ironia dell’assurdo” che svela spesso in modo divertente i paradossi e l’alienazione dei protagonisti. La volontà, quindi, di creare il giusto equilibrio tra l’iper realismo del linguaggio e la paradossalità della situazione nel tentativo di essere divertenti e ributtanti al tempo stesso.
Approfondimenti e note
“Come al solito non sono mai le virtù, ma i vizi a dirci chi è di volta in volta l’uomo.” Così comincia il proprio libro “i Vizi capitali e i nuovi Vizi” di Umberto Galimberti che rilegge questa tematica alla luce della contemporaneità, decontestualizzandola dal terreno della morale per evidenziarne gli aspetti più patologici ed emotivi del nostro tempo. Identificati come “abiti del male” da Aristotele, come “opposizione della volontà dell’uomo alla volontà divina” nel medioevo, come “espressione della volontà umana” nell’età dei lumi, appaiono infine come manifestazione psicopatologica nel Novecento. E così fuoriescono dal mondo morale per fare il loro ingresso in quello patologico. Non più vizi ma malattie dello spirito. Alla luce di questa sequenza storica Galimberti “ambienta” i vizi nel panorama contemporaneo conflittualmente compresi fra la funzionalità (anche del male), propria dell’età della tecnica, e l’urgenza dell’etica. Un’ampia ricognizione su quelle tendenze o modalità comportamentali per la quale suona efficace la definizione di “nuovi vizi”. La sociopatia, la spudoratezza, il conformismo, il consumismo, la sessomania, il nichilismo, il culto del vuoto. In quest’epoca segnata e dominata dai consumi, dal nichilismo, dagli scandali politici, dalla violenza, dalla rabbia, dal divismo, dalla xenofobia e dalla pornografia, quali nuove e diverse forme assumono i sette vizi capitali? Come sono riconoscibili e a quali storie di quotidiana follia appartengono? E, soprattutto, come vengono percepiti nella nuova società globale che sembra aver perduto ogni senso di limite e di misura?
Carrozzeria Orfeo
Diplomati all’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine, dove si sono conosciuti e formati, Massimiliano Setti e Gabriele Di Luca insieme a Luisa Supino, anch’essa studente dell’Accademia friulana e poi diplomata in organizzazione teatrale presso la Civica Accademia d’arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, costituiscono nel 2007 la compagnia Carrozzeria Orfeo. Studiano con insegnanti e pedagoghi di fama internazionale tra i quali: Jurij Alschitz, Maurizio Schmidt, Arturo Cirillo, Marco Sgrosso, François Kahn, Pierre Byland, Renato Gatto, Roberto Canziani, Luca Zampar.
Nel 2007, danno vita al loro primo spettacolo Nuvole Barocche (menzione speciale ai premi Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” e “Nuove Sensibilità”) coprodotto da Questa Nave e patrocinato dalla Fondazione Fabrizio De André. A questo primo progetto seguono Gioco di Mano (2008) e Sul Confine (2009), coprodotto dal Centro RAT-Teatro dell’Acquario e vincitore della quinta edizione del Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti”.
Nel febbraio 2010 vincono il Premio alle arti “Lidia Petroni” promosso dal Teatro Inverso di Brescia, presentando un primo studio dal titolo Tre Brevi Istanti Tragicomici. A maggio dello stesso anno registrano una versione televisiva di Nuvole Barocche, prodotta e trasmessa da “Palco e Retropalco”, in onda su Rai3.
Nel dicembre 2010, insieme a Compagnia Elena Vanni e a Teatro Inverso, vincono il bando CREATIVITA’ GIOVANILE della Fondazione Cariplo con il Progetto ROAAAR che fonda le sue radici sulla volontà di esplorare l’incontro tra il linguaggio del fumetto e il teatro, con particolare attenzione alla drammaturgia contemporanea e al coinvolgimento di giovani generazioni di artisti visivi.
Nel 2011 insieme a Centro Rat-Teatro dell’Acquario, Teatro Stabile del Veneto, Kilowatt Festival/Regione Toscana, Amat/Teatro Rossini di Pesaro, Corte Ospitale di Rubiera, Centro il Funaro di Pistoia, Nottenera, Ar[t]cevia, producono il nuovo spettacolo Idoli.
Sono registi, autori e interpreti dei propri spettacoli, dei quali curano anche la composizione di musiche originali. Alla base della loro poetica c’è la costante ricerca di una comunione tra un teatro fisico e una drammaturgia spesso legata a tematiche della contemporaneità all’interno della quale l’emotività, l’immediatezza e il rapporto con il pubblico rivestono un’importanza fondamentale. Al lavoro di compagnia alternano l’insegnamento e collaborazioni individuali con diversi registi italiani.