In una società dove la meritocrazia è una parola molto adoperata ma poco attuata, dove nelle potenti stanze vengono prese le grandi decisioni a tavolino, dove il “sapere” viene sostituito dal “piacere”, dove l’essere è sconfitto dall’apparire, sta per arrivare al Colosseo nuovo teatro un ritratto lucido, comico e spietato del mondo dello spettacolo: Il lavoro dell’attrice sul produttore, commedia, amara, sottile, ironica e divertente.
In sei quadri diversi incontreremo sei coppie differenti interpretate sempre dagli stessi attori. Nel primo quadro troviamo l’ingenua alle prese con un personaggio scaltro che tenta in tutti i modi di farle capire che per lavorare è necessario essere molto disponibili. Nel secondo, un’attrice molto maldestra cerca con ogni mezzo di sedurre il suo interlocutore, che si rivelerà, alla fine, disinteressato. Nel terzo un produttore cinico e senza scrupoli arriva quasi a violentare psicologicamente un’attrice di principi, ma forse troppo polemica e disillusa. Nel quarto la “bella senz’anima” alle prime armi si propone ad un produttore alla ricerca di coerenza, il quale, nonostante voglia favorire il talento, deve soccombere all’ennesima raccomandazione proveniente dall’alto. Nel quinto l’impresario tenta con ogni mezzo di sedurre una bellissima artista dell’Est Europa, cercando invano di ammaliarla con pseudo-conoscenze intellettualistiche che non fanno altro che peggiorare la situazione. Nel sesto quadro, infine, un’attrice intraprendente si offre a un produttore inamovibile, nel disperato tentativo di salvare una carriera necessariamente bisognosa di una svolta; il finale sorprenderà tutti, produttore compreso.
Note di regia
L’incomunicabilità fra attrice e produttore rivela un disagio concreto dei nostri giorni per tutti i lavoratori dello spettacolo e denuncia, al contempo, una situazione “anomala” in cui il lavoratore (l’attrice) deve rivolgersi al datore di lavoro diretto (il produttore), senza passare per il necessario tramite artistico (il regista). In questo spettacolo, che in particolare prende in esame il mondo della televisione, l’attrice è sintesi di tutti gli artisti dello spettacolo che vivono un precariato perenne in cui non è il merito artistico a premiare, ma le raccomandazioni, la politica, la furberia, il mobbing. Non si tratta solo di una lotta fra sessi – come il titolo potrebbe far pensare –, quanto di uno scontro esistenziale all’interno di una realtà che si rivela un’unica grande storia di amore-odio fra compromesso e potere, fra l’arte e la brutale svendita della stessa. È come se le esistenze dei vari personaggi fossero tutte riconducibili a un unico rapporto: complesso, conflittuale, ironico, tragico.
Il lavoro dell’attrice sul produttore vuole essere sì un’operazione di denuncia e di riflessione, che cerca di non scadere mai nella retorica o nell’ovvietà di alcuni meccanismi di potere, ma è anche – fortemente – commedia. Il gioco degli equivoci, dei doppi sensi, del ridicolo di certi personaggi che rasentano l’assurdo sostiene uno spettacolo vivace, ritmato, comico nella risibilità dei casi umani che si presentano quadro dopo quadro. L’aspirante attrice-velina che si presenta al produttore per “iniziare” come protagonista nella sua nuova fiction ne è la sintesi più attuale. È un testo che critica apertamente questa coatta assegnazione dei ruoli, ma la regia e l’interpretazione degli attori offrono il destro a una comicità irresistibile e inevitabile, che permette agli spettatori di seguire la crudezza degli eventi con necessaria leggerezza. Alcuni momenti possono ricordare le recenti intercettazioni telefoniche, altri la fortunata serie televisiva Boris, invitando sempre lo spettatore a riflettere su un sistema che ai più può sembrare descritto con tinte esagerate, ma che gli addetti ai lavori sanno essere esattamente così.
La pièce si avvale dell’interpretazione di Francesco Branchetti e Veronica Gentili: attori istrionici e profondi, in grado di attraversare momenti comici e tragici con costante efficacia e di ricreare dodici esistenze davvero reali. La scena, asettica ed essenziale, ricorda un ufficio post-fantozziano in cui si alternano le vicende tragi-comiche dei protagonisti; la fissità dello studio ci suggerisce che, pur trovandoci di fronte a coppie diverse, ogni storia, in fondo, è uguale a se stessa. Le musiche, sono state composte dal maestro Pino Cangialosi con grande sensibilità e accortezza, sì da accompagnare con ironia o drammaticità le brevi esistenze dei nostri.
Lo spettacolo ci mostra uno spaccato di vita: reale fino al midollo e, al contempo, pregno di assurdità quotidiane; ritmato, ricco di exploit comici ed emotivi, ma anche, se vissuto in prima persona, tremendo, vile, doloroso.
Riccardo Leonelli
In scena al Colosseo Nuovo Teatro (via Capo d’Africa 29/A tel. 06/7004932 www.e-theatre.net) dal giorno 8 al 20 novembre. Orario spettacoli dal martedì al sabato ore 22, domenica ore 16.30. lunedì riposo (giovedì 10 novembre doppio spettacolo ore 16.30- ore 22, domenica 13 novembre riposo).
Biglietto intero € 10, ridotto € 8,00.