Da martedì 22 a domenica 27 novembre e da giovedì 1 a domenica 4 dicembre
al FESTIVAL TEATRO ERA di Pontedera la Compagnia Laboratorio di Pontedera darà vita IN PRIMA NAZIONALE a “Gengè”, uno spettacolo tratto da Uno, nessuno e centomila di Pirandello e diretto da Roberto Bacci.
Sulla scena tre attori, Savino Paparella, Francesco Puleo e Tazio Torrini danno vita al lungo e straordinario racconto di Pirandello svelandoci tutta la sua crudele inquietudine.
Il protagonista, Vitangelo Moscarda, è una persona ordinaria, che ha ereditato da giovane la banca del padre e vive di rendita. Un giorno, in seguito all’osservazione da parte della moglie che il suo naso è leggermente storto, inizia ad avere una crisi di identità, a rendersi conto che le persone intorno a lui hanno un’immagine della sua persona completamente diversa dalla sua. Da quel momento l’obiettivo di Vitangelo sarà quello di scoprire chi è veramente lui. Decide quindi di cambiare vita (rinunciando ad essere un usuraio) anche a costo della propria rovina economica e contro il volere della moglie che nel frattempo è andata via di casa. In questo suo gesto c’è il desiderio di un’opera di carità ma anche quello di non essere considerato più dalla moglie come una marionetta. Anche Anna Rosa, un’amica di sua moglie che lui conosce poco, gli racconta di aver fatto di tutto per far intendere a sua moglie che Vitangelo non era lo sciocco che lei immaginava e che non c’era in lui il male. Il protagonista arriverà alla follia in un ospizio, dove però si sentirà libero da ogni regola, in quanto le sue sensazioni lo porteranno a vedere il mondo con altri occhi. Vitangelo Moscarda conclude che, per uscire dalla prigione in cui la vita rinchiude, non basta cambiare nome: proprio perché la vita è una continua evoluzione, il nome rappresenta la morte. Dunque, l’unico modo per vivere in ogni istante è vivere attimo per attimo la vita, rinascendo continuamente in modo diverso.
“Posto sotto forma di domanda, il titolo del lungo e straordinario racconto di Pirandello ci mostra tutta la sua crudele inquietudine – afferma il regista Roberto Bacci – Siamo tutte e tre queste possibilità? In attesa di una risposta possibile entreremo nei panni di Gengè, il protagonista, e mentre la realtà sembra sempre più ipnotizzarci, questo racconto ci riporta forse lì dove tutto ha inizio: “possiamo scegliere di cambiare la nostra vita?”. La storia del “risveglio” di Gengè ad una vita maggiormente cosciente ed autonoma dal proprio destino, che sembra ormai segnato per sempre, ha un finale ancora più crudele del suo inizio. Tentando la fuga dalla sua biografia, Gengè si ritrova semplicemente in una prigione più grande, come un eroe che non potrà mai realizzare la propria vittoria evadendo verso una vita “diversa”. Dopo aver incontrato Pirandello nei miei due precedenti lavori, L’uomo dal fiore in bocca e La poltrona scura, Gengè si presenta come una domanda ancora più urgente sull’essere umano di cui occorre affrontare la crudele verit “osservandola”, senza l’illusione di semplici vie di scampo.E forse questa è l’unica possibile strada da seguire che ci aiuta a conoscere, tra i “centomila” che possiamo essere, quel “nessuno” che si immaginava essere “uno”.Voglio dedicare questo lavoro ad Alessandro D’Amico, una guida dolce, sorridente ed esperta nel nostro viaggio verso il paese “Pirandello” che, pur lasciandoci purtroppo soli troppo presto, ci aiuta a ricordare la strada.