L’Italia e la Russia insieme per celebrare la cooperazione e gli scambi culturali, e non solo, dei due Paesi con un Gala “evento clou della del vasto programma nell’ambito dell’Anno della Cultura e della Lingua Russa in Italia e della Cultura e della Lingua Italiana in Russia” come sottolineato anche dal saluto inviato per l’occasione da Putin.
In scena lunedì 31 ottobre al Teatro dell’Opera di Roma, il Gala Italia-Russia che ha unito idealmente e non solo il Bolshoi di Mosca (riaperto dopo un lungo restauro venerdì 28 ottobre) e il Teatro della Capitale, è stato un evento per gli appassionati della danza che ha ribadito il legame fra il virtuosismo italiano e lo stile russo del balletto.
Un Gala poi è di per sé sempre una serata di “festa” e se il direttore artistico della serata, nonché regista e scenografo (con scene quasi liquide e oniriche), è il grande Vladimir Vasiliev e sul palco figurano alcuni dei migliori ballerini italiani e russi, da Ulyana Lopatkina a Giuseppe Picone, da Marat Shemiunov a Svetlana Lunkina, il resto viene da sé.
E così, in un teatro gremito in ogni angolo, ecco che le luci si abbassano per dare il via alla serata con un inizio quasi confidenziale con gli artisti tutti sul palco, come colti in un momento qualsiasi delle loro prove, regalando allo spettatore l’ingannevole e fallace sensazione di essere un voyeur privilegiato mentre sullo schermo scorrono le immagini del Bolshoi, tornato agli antichi fasti imperiali e dell’Opera. Il programma poi è molto eterogeneo con un’alternarsi accurato delle coreografie, dal repertorio classico al contemporaneo. Si apre con un estratto da La Sylphide, delicato balletto romantico, interpretato in punta di piedi da Gaia Straccamore e Alessandro Macario, si prosegue con il delicato Valzer sentimentale di Cajkovskij (su coreografia di Vasiliev) con la leggiadria innocente di Evgenia Obraztsova (dal Mariinsky) nel ritratto di una giovane in rosa alla ricerca dell’amore. L’altro Casanova, su musica di Vivaldi e coreografia di Gianluca Schiavoni, è l’inedito e appassionante ritratto di un Casanova in gonnella che vede i giovani Antonella Albano e Claudio Coviello intrecciati in un pericoloso gioco di seduzione.
Non mancano i pas de deux tratti dai classici del balletto da Le fiamme di Parigi sulla scintillante coreografia di Vainonen con Anastasia Stashkevich e Vyacheslav Lopatin ad infiammare il pubblico alla sensualità carnale di Viktoria Tereshkina e Igor Zelensky impegnati dell’orientaleggiante Shéhérazade (su coreografia di Fokine) avvolti in una scena liquida intrisa di rosso e giallo.
Ed ecco ancora il pas de deux di Manon (di MacMillan) interpretato con vezzosità appassionata dai giovani Petra Conti e Gabriele Corrado, dell’immancabile Don Chisciotte (di Petipa) con Ekaterina Krysanova (impegnata negli spettacolari 30 fouetté finali) e Vladislav Lantratov negli spumeggianti passi ad effetto o il magnifico Paganini (di Lavrovsky) sul dirompente Capriccio 24 su tema di Rachmaninov con Dmitri Gudanov nel ruolo del superbo compositore e del suo conflittuale rapporto con la sua musa Svetlana Lunkina. Giuseppe Picone è impegnato con eleganza nella morbida plasticità di Compassione (di Michele Merola, creato appositamente per il ballerino napoletano) sull’incantevole adagio del Concerto per pianoforte 23 di Mozart, ma è gustosissimo il breve Il calciatore (di Messerer e Vasiliev) con la plasticità pantomimica di Vyacheslav Lopatin, nel ruolo del numero 10 del Bolshoi. Fra i momenti più alti e coinvolgenti della serata il passo a due del Romeo e Giulietta (di Lavrovsky) con Evgenia Obraztsova e Vladislav Lantratov, perfetti nel ruolo dei due sfortunati amanti shakesperiani, avvinti con dolcezza in una scena notturna a interpretare con passione l’amore innocente e gravoso. Stella fra le stelle della serata è l’applauditissima Ulyana Lopatkina, ballerina di estrema raffinatezza ed eleganza che spicca per la figura fin dall’inizio. Ritornerà sul palco di bianco vestita, quasi una visione in bianco, per L’Orfeo ed Euridice (di Massener), celestiale creatura impalpabile in questo passo a due lirico e quasi irreale, in coppia con il possente Marat Shemiunov. Ancor più applaudito lo strabiliante Frammenti di una biografia (su musiche di Eduardo Sales, Jaime Torres e Atahualpa Yupanqui e coreografia di Vasiliev) che riunisce i frammenti degli amori passati di un uomo legato all’idea del suo unico amore, la donna in bianco, una strepitosa Lopatkina, in sensualissimi passi che citano il tango e il flamenco sulle punte, di ammaliante sensualità.
È ancora la Lopatkina, stella del Mariinsky a chiudere la serata (sostituendo Svetlana Zakharova, stella del Bolshoi, che non ha preso parte al Gala, indisposta dopo la riapertura del teatro imperiale) e interpretando la celeberrima Morte del Cigno (creata da Fokine per Anna Pavlova) con grazia ed elegante flessuosità delle linee a simboleggiare allegoricamente la morte di ogni rappresentazione quando cala il sipario. Semplicemente sublime. Gran finale sulle note della Marcia Trionfale dell’Aida con la sfilata su palco di tutti gli artisti e l’ingresso di Vladimir Vasiliev per serata, (nonostante qualche piccola imprecisione tra cui la non totale sincronia fra musica e passi di danza nell’attacco) di grande successo.