Nel 1980 il pianista Ivo Pogorelich fu clamorosamente escluso dalla finale del Concorso Chopin di Varsavia a causa della sua interpretazione giudicata anticonvenzionale: per protesta, l’acclamata pianista argentina Martha Argerich, abbandonò la giuria. Da quel momento in poi però Pogorelich, che aveva già vinto il Concorso Internazionale di Montreal, ottenne la sua consacrazione internazionale inaugurando una brillantissima carriera.
Dopo una parentesi lontana dai palcoscenici, il grande pianista di fama mondiale torna anche a Roma (l’ultimo suo concerto con musiche du Chopin, Rachmaninoff e Skjabin risale al 2005) per il nuovo appuntamento della stagione della Musica da Camera di Santa Cecilia con un programma interamente dedicato a Chopin, suo indiscusso musicista prediletto.
Un grande ritorno sancito da un programma ambizioso e alquanto raro, composto da due Notturni e due Sonate con una piccola piacevole variazione di programma.
In apertura (fuori programma) la Polacca n.40 op.2 è plasmata da Pogorelich con vibranti poderosi tocchi, sempre più eroica e fiera. Poi si scivola nel Notturno op.55 n.2 cesellato dal pianista con puntiglio solenne in ogni nota, dal suono cullante, ma intrinsecamente tormentato. Il cuore della Sonata n.2 op.35, di interpretazione qui estremamente composta seppur illuminata da qualche originale e improvvisa dinamica, è la celeberrima Marcia funebre: il crescendo centrale prima è appena sussurrato poi sempre più gravoso, quasi di piombo, il suono intrinsecamente nostalgico, ora decadente. Il Notturno op.62, uno dei più rari e meno eseguiti di Chopin assume i tratti di una gravosa marcia (quasi a riprendere la Marcia Funebre della Sonata) ora elegante, ora tremendamente agitato. Sognante, divagata, geniale, semplicemente vivace la Sonata n.3 op.58 che chiude la serata. Pogorelich si conferma un grande pianista che reinterpreta e revisiona con personalissima originalità ogni partitura, connaturandola di spiccata personalità. La stessa personalità che lo porta a ignorare anche l’immancabile cellulare che squilla incessantemente proprio nel bel mezzo del concerto e che lo porta a tornare, richiamato sul palco dal pubblico che lo applaude incessantemente, per ben tre volte per raccoglierne gli elogi. Negando però il tanto sospirato bis.