Matita, colore, lucidalabbra. Sono i tre strati del rossetto che indicano simbolicamente come si è davvero, come ci vedono gli altri, come si diventerà, anche se non necessariamente in quest’ordine.
È da tale sovrapposizione che prende spunto Lipstick, gradevole commedia tutta al femminile, scritta e diretta con garbo dalla giovane Carlotta Corradi (già interessante regista di Donne di Clare Boothe Luce da cui Cukor ha tratto l’omonimo film) che affronta con leggerezza e sotto il velo d’ilarità e di rossetto, argomenti tutt’altro che frivoli e solo in apparenza riservati alla sfera femminile. In ballo ci sono la rivendicazione della propria libertà e della propria scelta di vita, la capacità di uscire dagli schemi predisposti e la volontà di prendere le giuste decisioni liberandosi finalmente dai condizionamenti. La presenza di Silvia, una mamma ossessiva e molto borghese, figlia di una “generazione che ha inventato il bon ton”, le fragilità e le insicurezze della giovane infantile Bianca alla ricerca disperata del proprio essere, la rassicurante serenità della decisa truccatrice Elena si intrecciano in una storia dal sapore onirico e divertente.
Bianca si deve sposare: ha indossato l’abito bianco, il velo, manca solo il rossetto. Un bacio inaspettato le aprirà però nuove prospettive. Il matrimonio è davvero la scelta giusta?
I tre strati più epilogo annunciati dal sottotitolo della commedia, si vedono tutti proprio come gli strati del rossetto, matita, colore e lucida labbra, e il numero tre torna insistentemente in scena a più riprese. Tre sono gli strati del rossetto, tre sono i personaggi femminili della commedia esaltati ciascuno da tre diversi abiti indice della loro diversa personalità, (bianco purezza e semplicità per Bianca, rosso vistoso per Silvia, viola alternativo per Elena) per i tre gli “atti”, fino al liberatorio epilogo ben presto intuibile. Divertente, onirico e sagace, lo spettacolo si illumina necessariamente per la bravura delle tre attrici, Elisa Alessandro (Bianca), Claudia Mei Pastorelli (Elena) e la dirompente Paola Sambo (Silvia). E non solo. In uno spettacolo dal garbo quasi retrò in cui tutto sembra essere al suo posto, dai costumi di Silvia Nurzia, alle musiche originali e divertenti di Radiosa Romani, i titoli iniziali appaiono un delizioso gioco d’equilibrio fino al numero finale in stile varietà. In scena fino al 4 dicembre al Teatro Due di Roma.