, debutterà, alle ore 19.30, al Teatro Carignano di Torino (piazza Carignano, 6) MISURA PER MISURA di William Shakespeare, con la regia di Marco Sciaccaluga. Protagonista Eros Pagni (Il Duca), affiancato in scena da numerosi altri attori della Compagnia Stabile del Teatro di Genova: Gianluca Gobbi (Angelo), Antonio Zavatteri (Escalo), Aldo Ottobrino (Claudio), Roberto Serpi (Lucio), Roberto Alinghieri (il Bargello), Nicola Pannelli (Pompeo), Fabrizio Careddu (Fra’ Tommaso, Gomito, Bernardino), Marco Avogadro (il Gentiluomo, Schiuma, Fra’ Pietro), Massimo Cagnina (Madama Sfondata, il Cancelliere, il Boia), Alice Arcuri (Isabella), Antonietta Bello (Mariana, suor Francesca) e Irene Villa (Giulietta).
Le scene sono di Jean-Marc Stehlé e Catherine Rankl, i costumi di Catherine Rankl, le musiche di Andrea Nicolini e le luci di Sandro Sussi. Lo spettacolo, proposto nella versione italiana di Alessandro Serpieri, sarà replicato al Carignano, per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino, fino a domenica 18 dicembre.
Scritta nel 1604, Misura per misura è una “dark comedy” che si svolge in una Vienna immaginaria, dove nulla è davvero quello che sembra, nulla sembra quello che è. Il tema classicamente shakespeariano della continua metamorfosi cui ogni realtà soggiace domina l’intero dramma e si articola in una coinvolgente alternanza tra toni alti e toni bassi, tra tragico e comico.
Tutto in Misura per misura finisce col diventare sogno, immagine vana e fugace, falsa e mutevole apparenza che non sembra celare alcuna sostanza certa. Sullo sfondo ci sono in questa commedia della follia umana anche i grandi temi sempre contemporanei della tragedia del potere, della giustizia e della corruzione, della lussuria e della devozione, del rapporto tra le passioni umane e i valori etici.
Il Duca di Vienna è un uomo ritenuto giusto e retto che, proprio per la sua dichiarata e assoluta sete di giustizia, sceglie di guardare il mondo dall’esterno, farsene spettatore oggettivo, occultando il proprio ruolo di protagonista della Storia sotto l’anonimato del saio monacale. Ma, così facendo, non fa altro che accentuare in sé la funzione di burattinaio del destino altrui. Mentre da parte sua Angelo, l’integerrimo giudice al quale il Duca affida in sua assenza tutto il potere, viene proprio per questo indotto a scoprire in se stesso fremiti e sentimenti che mai aveva provato, giungendo sino al punto di barattare la vita di un condannato a morte, Claudio, con una notte d’amore in compagnia della sua bella sorella, la novizia Isabella; innescando così una girandola di avvenimenti che chiamano in causa molti altri personaggi e coniugano ancora una volta ciò di cui Shakespeare è stato maestro: vale a dire la rappresentazione concreta della natura umana.
«Come sempre in Shakespeare – scrive il regista Marco Sciallauga – anche in questa “dark comedy” troviamo il mondo che c’è stato, quello che c’è e quello che verrà. All’interno di questa universalità, c’è poi la rappresentazione di una specifica realtà che per molti versi assomiglia molto alla nostra attuale. Una realtà insieme mostruosa e affascinante, ben sintetizzata dalla battuta del Duca travestito da frate: “Il mondo è sempre uguale, non fa che peggiorare”. […]
Con Jean-Marc Stehlé e Catherine Rankl abbiamo voluto costruire una macchina scenica capace di produrre l’idea del mondo come un labirinto. È nato così una sorta di cubo di Rubik, di puzzle scenografico che riorganizza ogni volta lo spazio, senza dare mai l’impressione che questo abbia trovato una sua definitiva ragion d’essere. Questa scenografia evoca forse anche una macchina della tortura, all’interno della quale i personaggi sono sempre come prigionieri. Ed è appunto questo luogo insieme così reale e metaforico che, soprattutto nel finale, attraverso il girevole si trasforma da gabbia in giostra, suggerendo l’idea di una specie di scatola magica… Perché per Shakespeare la vita è sempre anche un gioco. Un gioco che in questa commedia diventa sovente beffardo».