Giggi Zanazzo è l’autore il cui impegno letterario ha contribuito a salvare dall’oblio la memoria delle vecchie tradizioni romane più di qualsiasi altro poeta o scrittore.
E’ stato poeta, commediografo, antropologo e bibliotecario italiano. E’ considerato il padre fondatore della romanistica. Alla sua scuola mossero i primi passi Trilussa e i più bei nomi della poesia dialettale della Roma d’inizio secolo.
Come folklorista ha contribuito alla conoscenza del popolo di Roma e delle sue tradizioni, registrandole dalla viva bocca degli anziani, appena in tempo prima che andassero definitivamente perdute, quando la città, ormai capitale d’Italia e soggetta ad una intensa immigrazione e modernizzazione, subiva una rapida trasformazione economica e sociale.
Giggi Zanazzo fu protagonista del panorama della cultura romana e romanesca di quel momento storico complesso che furono gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, anni della costruzione e della formazione della città moderna, di Pascarella e Carducci, D’Annunzio e Pirandello, dell’arrivo dei “buzzurri” e della rapida e irreversibile trasformazione della città papale in metropoli.
Di quel passaggio, della città che sta scomparendo, dei suoi protagonisti, dei suoi linguaggi, usi e costumi, Zanazzo si fa al tempo stesso raccoglitore scientificamente accurato e affettuoso interprete poetico sospeso fra nostalgia e ironia.
Profondo conoscitore degli usi, costumi e pregiudizi del popolo di roma ancora oggi gli scritti di Zanazzo vengono considerati una delle fonti di informazione più importanti e dettagliate riguardo al vecchio folklore romano. Il suo nome viene anche ricordato in una strada nel popolare rione di Trastevere.
Quest’anno, in occasione del centenario della sua morte la Sala Umberto celebra il suo genio in una serata evento attraverso la recitazione in versi di Paola Minaccioni e Stefano Messina, con l’accompagnamento musicale del “Canzoniere di Roma”.