Quando un attore è bravo, anzi bravissimo, gli si perdona quella sottile forma di autocompiacimento che talvolta lo sfiora. Detto questo dovremmo ora trovare un aggettivo che qualifichi, descriva, esalti l’interpretazione di Toni Servillo nella drammatica, colorata poesia nella Napoli di ieri e di oggi. Un viaggio esistenziale che, da un quartiere all’altro, da un’epoca all’altra, disvela la profonda umanità, l’innocente furbizia, il grande cuore, la filosofia di vita dei napoletani. Un mondo dove anche la morte e la vita eterna vengono dissacrati con rispettoso umorismo. Toni Servillo interpreta con voce dalle mille sfumature, con ritmo incalzante e lunghi silenzi, con una gestualità che a volte rende inutile la parola, gli scritti poetici di Salvatore Di Giacomo, Eduardo de Filippo, Raffaele Viviani, Ferdinando Russo, Enzo Moscato, Totò (la famosa “a livella”), Alfonso Mangione, Mimmo Borrelli, Maurizio De Giovanni.
Spesso la comprensione della lingua è ardua, ma è sufficiente lasciarsi coinvolgere in quella sorta di magia che attraverso la parola, la vista e il suono ci traghetta nel poetico, disincantato mondo di quegli artisti.
A proposito, stiamo ancora cercando un aggettivo che esprima la nostra ammirazione per l’interpretazione di Toni Servillo. Non è facile. Straordinario, eccezionale saranno sufficienti?