, ossia l’atmosfera fumosa e fervida della Harlem degli anni Trenta. Sul palcoscenico appaiono un night club, una strada di Harlem, uno studio radiofonico dell’epoca, uno sfavillante ed enorme juke box. Vi sentiamo palpitare – a ritmo di jazz – gli anni d’oro del quartiere di Manhattan, centro vitale degli afroamericani ma visitato da un’ampia serie di mondi: gente corrotta ed elegante, proveniente dai quartieri alti come dalla periferia più estrema.
È la realtà di Fats Waller, ciò che ha ispirato la sua eccezionale creatività musicale: Ain’t Misbehavin’ vuol celebrare la sua figura.
Il musical, che ha aperto il tour europeo lo scorso ottobre a Parigi, al Teatro delle Folies Bergere, è in scena a Trieste – ospite del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dall’8 al 11 dicembre – in esclusiva per l’Italia.
Ain’t Misbehavin’ sceglie una chiave particolare: evoca Fats Waller senza portarlo direttamente in scena, ma restituendone lo spirito. Non si può rintracciare dunque una trama vera e propria, piuttosto si viene invitati a lasciarsi andare all’energia e alla magia irripetibile della Harlem del Cotton Club, degli scatenati “honky tonk”, delle feste interrotte solo dall’arrivo della polizia, dei pianisti “stride”, dello swing e dei musicisti neri che vendevano – anche solo per pochi dollari – le loro canzoni, spesso rivelatesi veri capolavori.
Fra questi figurava sicuramente Fats Waller (al secolo Thomas Waller, ma ribatezzato “Fats” per la sua corporatura), eccezionale pianista, compositore e cantante, accomunato a maestri della statura di Mozart e Telemann proprio per la incredibile velocità compositiva: si racconta che titoli noti come Harlem fuss e Minor drag, nacquero solo due ore prima della seduta di incisione.
Ain’t Misbehavin’ debutta a Broadway nel 1978 ed entra subito nella storia: in quattro settimane riceve tutti i riconoscimenti cui un musical può ambire, fra cui il Tony Award come miglior musical per il 1978 (altri Tony sono stati assegnati anche a Richard Maltby jr. come miglior regista e a Nell Carter come miglior attrice protagonista), il New York Drama Critics’ Circle Award, l’Outer Critics’Circle Award e il Drama Desk Award, tutti ricevuti come miglior musical. A ciò si aggiunge un coro unanime di inni dalla stampa newyorkese.
Lo trovano uno spettacolo divertente, pungente: vi si ascoltano i maggiori classici di Waller alternati ad alcuni assolo per piano, una score che include Honeysuckle Rose, I’ve Got a Feeling I’m Falling, insieme ad altri motivi quasi dimenticati e riscoperti per lo show. Poi canzoni di autori incise e rese famose da Fats, di solito perché riproponevano le sue rinomate divagazioni comiche.
Ognuna di queste canzoni è stata sottilmente trasformata in Ain’t Misbehavin’ perché possa avere vita propria sulla scena.
Sono banchi di prova per un cast di grande talento, selezionato per la nuova edizione dello spettacolo ora in tour europeo: edizione che vanta lo stesso prezioso team creativo della versione originale, con Richard Malby Jr. regista, Arthur Faria per le bellissime coreografie e John Lee Beaty per le efficaci scene.
In questo musical ogni mossa, ogni gesto è autentico, ma l’energia è contemporanea. E quando lo spettacolo erompe in un numero di danza sfrenata come How Ya Baby, è un’esplosione di vita. L’epoca diventa viva al presente. Lo stesso si può dire degli eleganti arrangiamenti vocali di William Elliot e delle intelligenti orchestrazioni di Luther Henderson. Come ha detto Alvin Klein, critico della WNYC Radio, «ciò che affascina in Ain’t Misbehavin’ è la sua autenticità. È genuino; è la realtà. È, molto semplicemente, il miglior show basato sulla vita di un compositore che io abbia mai visto».
Mai nessuno del cast lo impersona Fats Waller. Piuttosto, lo spirito di quest’uomo straordinario è evocato dalla contentezza, l’esuberanza, lo spirito musicale, l’energia pura e la gioia dei trenta numeri che si succedono
Di quest’uomo lo spettacolo dà un ritratto completo e definito. Così veniamo a conoscere la filosofia di vita di Fats, il mondo in cui è nato e la sua arte, l’origine della maschera clownesca da lui usata con tanta efficacia. In realtà, nel momento più commovente dello show – verso la fine – lo ‘jiving’ si ferma per un istante, la maschera da clown cade e il cast al completo intona l’ossessiva canzone di Fats “Black and Blue”. «È in questo preciso momento», come ha detto Jack Kroll su Newsweek, «che uno show infinitamente accattivante diventa commovente».
La nuova produzione voluta da Mel Howard e Peter Klein per la tournée europea nella stagione 2011-2012, vede protagonisti lo stesso team creativo della versione originale presentata a Broadway nel 1978 ed un cast composto da ottimi interpreti e ballerini che faranno vibrare il palcoscenico di musica ed energia.
In scena applaudiremo fra gli altri Yvette Monique Clarck, Patrice Covington, Rebecca E. Covington, Starr Domingue, Milton Nealy, Wayne W. Pretlow, Terita R. Redd, Melvin Tunstall.