L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia chiude l’anno in bellezza e regala al suo pubblico un concerto di Natale a dir poco titanico: il Gala Rachmaninoff offre un programma arduo, a dir poco ardimentoso, il Secondo e il Terzo Concerto per pianoforte e orchestra. Sul palco un bel “trittico” con l’acclamata Orchestra (che celebra la sua attività con un cofanetto di otto cd) e continua a collezionare premi e riconoscimenti, il gigante russo Denis Matsuev, di grande talento e personalità (definito già ora nuovo Horowitz, ora nuovo Richter) fra i più autorevoli interpreti di Rachamaninoff e recentemente nominato Direttore Artistico della Sergej Rachmaninoff Foundation, e il giovane direttore d’orchestra Daniele Rustioni (milanese, classe 1983) lanciatissimo nel panorama musicale internazionale. E occhi puntati proprio sul giovane Rustioni che, già assistente di Pappano a Londra per tre anni, ha già esaltato il Covent Garden di Londra con la sua Aida. al suo Un debutto più che felice a Roma per il giovane direttore che ha padroneggiato con sicurezza e baldanza l’autorevole Orchestra con tempi e cadenze molto decise (quasi taglienti e ritmate soprattutto nel Secondo Concerto) ben uniformando il suono e valorizzando ogni elemento dell’organico. Orchestra e direttore in buona intese con il virtuoso Denis Matsuev che torna a Roma dopo aver già raccolto ovazioni lo scorso settembre (nel Secondo concerto diretto da Pappano): il titano russo domina energico e potente il secondo Concerto nel cupo Moderato al dolce Adagio fino al romanticismo baldanzoso e struggente del terzo movimento per dominare con veemenza l’Orchestra. Dopo la fatica del Secondo (Rachmaninoff scrisse a proposito “preferisco il Terzo [concerto] perché il Secondo è così faticoso da suonare”) e dopo l’intervallo spazio al Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra (il famoso Rach 3 che faceva impazzire il protagonista di Shine), limpido susseguirsi di puro virtuosismo pianistico con cui Matsuev infiamma la platea destreggiandolo con impressionante abilità fra potenti assoli di tecnica e interpretazione. Subito dopo l’attacco sommesso, quasi timido, Matsuev domina subito le rapide evoluzioni dell’inquieta partitura, è languido nell’Adagio, fluido nel rocambolesco, virtuosistico Finale. C’è da ricordare che il programma così titanico riunisce nella stessa serata due concerti nati in circostanze del tutto opposte; il Secondo concerto (meno famoso del terzo) segna la rinascita (dopo la terapia con il dottor Nicolai Dahl) del compositore che dopo il clamoroso insuccesso della prima Sinfonia scivolò quasi nella depressione. Il Terzo fu invece l’opera della consacrazione, scritto sostanzialmente per far soldi. Applausi di ringraziamento di un pubblico avvinto dall’ebbrezza della musica ed esaltato da una serata ricca di emozioni: artisti richiamati sul palco e gentile concessione del solista che concede due bis. Matsuev siede al piano, raccoglie le idee e regala (proprio come a settembre) l’arrangiamento per piano de L’antro del Re della montagna dal Peer Gynt di Edvard Grieg agguantando rapidamente la tastiera fino a fagocitarne con voracia quasi animalesca le note. E infine, ovazioni del pubblico che ringrazio per il magnifico regalo di Natale.