Il balletto classico torna sul palco del Teatro Quirino di Roma, ma solo per due serate d’eccezione: il Balletto Municipale di Kiev porta in tournée nella Capitale Il lago dei cigni (il 22 dicembre) e Lo schiaccianoci (il 23 dicembre) di Cajkovskij. Occasione unica per godersi in sequenza due classici del balletto illuminati dalla tecnica della scuola russa. Il corpo di ballo del Teatro Accademico municipale dell’Opera e del Balletto di Kiev, che al momento conta oltre 80 ballerini e che ha un repertorio di 30 balletti, è una delle compagnie di danza più rinomate dell’Ucraina: fondato nel 1980 (e diretto fra gli altri da Valeriy Kovtun e Viktor Litvinov) attualmente è diretto da Tatiana Borovik. L’intento è chiaro: immortalare i classici della danza con allestimenti tradizionali, ma un tocco di contemporaneità nelle coreografie. La storia è più che nota, ma non viene però mostrato l’incantesimo iniziale di Rothbart che trasforma Odette in un cigno: sipario chiuso sul prologo, poi si viene catapultati nel palazzo del Principe Sigfried che festeggia il suo compleanno. In questo Lago dei cigni, allestimento tradizionale scevro di preziosismi, scene e costumi tradizionali e folklorici (quanto basta) di Okunev, va in scena la versione classica di Petipa travolta dal grande successo del 1895: Kovtun rielabora le coreografie di Petipa mantenendo inalterate le magiche architetture del corpo di ballo e i magnifici pas des deux regalando un pizzico di modernità in più. Brillano sul palco (un po’ sacrificati per la dimensione) le étoile Natalia Matsak e Denys Nedak. Lui è un principe particolarmente possente, ma tutto sospiri e interpretazione di gran tecnica nelle variazioni del terzo atto, ma la serata regala l’occasione per ammirare la classe e la bellezza della pluripremiata étoile Natalia Matsak, ballerina che vanta un ampio repertorio classico che va dal Corsaro al Lago dei cigni, da Don Chisciotte a Carmen. Bellissima e di una bellezza incantevole come candido cigno bianco Odette dal morbido fluttuare delle braccia, la Matsak è perfettamente a suo agio nell’immediata trasformazione in un perfido e ammaliante cigno nero Odile, di encomiabile e ambigua seduttività. Cattura ogni nota fino alla fine e svetta negli attesi fouttées del terzo atto, dotata di tecnica elegante, la Matsak è un cigno che non si lascia dimenticare facilmente. Tecnicamente molto preparata la giovane compagnia che si distingue soprattutto negli atti bianchi facendo mostra di grande sintonia fra i tutù fino all’ottima sincronia (anche nelle teste) nel passo a quattro. Breve, ma incisiva l’apparizione dell’agile Rothbart, qui in versione uccello malefico, che incombe su Siegfrid e che fugge via, sconfitto con l’ala spezzata (il lieto fine è assicurato). Insomma tutto procede come dovrebbe, nell’ennesima classica versione di un Lago dei cigni che colpisce sempre per la magnifica bellezza non solo delle coreografie, ma anche delle musiche.