… «L’inferno sono gli altri.» GARCIN
I tre personaggi di A porte chiuse (riuniti in una stanza per l’eternità, poiché sono già morti) sono condannati per sempre a giudicarsi e ad essere giudicati, essendo ciascuno prigioniero della coscienza dell’altro. In questo “inferno”, infatti, le torture che i tre subiscono non richiedono né personale specializzato, né alcuno degli strumenti classici utilizzati dai carnefici: basta un luogo chiuso e la condanna ad essere lasciati senza fine a subire la presenza gli uni degli ‘altri’. Lo spettacolo si avvale infine di un inedito lavoro di revisione drammaturgica sul testo a opera di Paolo Bignamini, che mira a svelare una bruciante contemporaneità nascosta sotto la parola sartriana.