Reduce dal successo de Il malato immaginario, Gabriele Lavia rimette in scena I Masnadieri di Schiller, dopo la bellissima edizione del 1982 che ha segnato l’immaginario di moltissimi spettatori, e lo fa dirigendo una compagnia di ben diciotto attori, ancora una volta insieme al Teatro Stabile dell’Umbria.
“Die Rauber, cioè i fuorilegge, i banditi, i briganti, ma per noi, e probabilmente per sempre, I Masnadieri. – sottolinea Gabriele Lavia – Con questa tragedia Schiller entra violentemente nella storia della letteratura tedesca come poeta della ribellione e come suddito ribelle, retore della libertà politico-sociale e nella kantiana libertà etica. Ma soprattutto egli entra nella storia della drammaturgia con un evento straordinario, che si tentò più volte di imitare e a cui certamente molto dobbiamo.
Ciò che affascina maggiormente in Schiller è la capacità di far scoppiare effetti scenici e fondare su questi la struttura della sua drammaturgia. Egli possiede un grandioso stile drammatico e quella particolarissima abilità scenica che consiste nel saper sfruttare ogni risorsa dell’emozione e della sorpresa. I Masnadieri si inseriscono idealmente nello Sturm und Drang, e in quella luce di furore visionario lʼopera attacca le istituzioni politiche, sociali e i pregiudizi morali nel proposito di impiegare il palcoscenico come “Istituto morale”. In questo senso le parole di Schiller risuonano nellʼorecchio del mondo contemporaneo e, quellʼopera “giovanile”, straordinaria, del poeta, mi è sembrata lʼoccasione giusta per poter far nascere la Giovane Compagnia del Teatro di Roma, con uno spettacolo ʻagileʼ, appassionato e di grande presa.”
La scena di Alessandro Camera disegna uno spazio definito da tre pareti di immagini simboli e iscrizioni, con una poltrona e tavolini allineati posati sul polveroso terriccio del pavimento, ed è riquadrata dalle luci cupe e tenebrose ideate da Simone De Angelis. Le musiche dai decisi accenti punk e rock di Franco Mussida si accordano ai costumi graffianti, dove predomina la pelle nera, di Andrea Viotti e completano questo nuovo allestimento leggibile come “una moderna radiografia del ribellismo giovanile”