Non si smentisce mai. Con la sua straordinaria capacità interpretativa, la sua voce, le sue canzoni, le sue storie, riesce ancora stupirci ed emozionarci. La sua fantasia, creatività e irriverenza non permettono alla noia di insinuarsi nelle pieghe delle sue rappresentazioni. Parliamo di Paolo Poli ragazzo non per l’anagrafe ( detto sottovoce ha compiuto 82 anni) ma per il vitalismo creativo, la verve “affabulandi”, la grande capacità di toccare il cuore e l’intelligenza del pubblico. Poli è un eccentrico artista che col passare del tempo, invece di perdere qualche pezzo (com’è nella natura delle cose), riesce ad aggiungere nuove tessere al mosaico della sua poliedrica personalità artistica. E’ incredibile che alla sua età abbia mantenuto immutate le capacità vocali e interpretative. Questa volta prende a prestito una serie di brevi racconti di Anna Maria Ortese, che vanno dagli anni trenta ai settanta. Storie che riflettono la complessa personalità della autrice: un’immaginazione così sovrana, una sapienza simbolica così ricca, un’arte così fresca e delicata.
La commedia si articola in vari spezzoni introdotti dai bellissimi fondali di Lele Luzzati, con siparietti in cui vengono rappresentate le storie di “varia umanità” (ancora oggi attuali) dove protagonisti sono i “sentimenti umani” (storie di bambini ingenui, donne sole, miserie del dopo guerra, di difficili rapporti interfamiliari, cronache di uno spaesamento morale). Quello per esempio della bambina mezzo cieca (per la quale gli occhiali rappresentavano l’attesa rivelazione del mondo e, forse, la speranza di un mutamento) colta da un inquietante smarrimento di fronte allo spettacolo miserabile offerto dalla vita dei vicoli di Napoli. Protagonista è anche il mare, quello di Napoli o della Martinica dove il fratello Emanuele marinaio perde la vita. In realtà non si tratta di racconti, non di apologhi, non sono operette morali. Sono romanzi virtuali.
L’autore/attore/cantante/fantasista esalta, a volte in forme surreali, le situazioni comico-grottesche, le riflessioni amare sulla condizione dell’uomo, sui costumi, sulla religione e sulla morale e coniuga la fedeltà al testo con il fine divertissement cabarettistico e la satira di costume, con il guizzo farsesco, con l’ironico sberleffo o il caustico sarcasmo.
Questa galleria di personaggi rivivono nella dirompente arte comica del camaleontico Paolo Poli che li interpreta en travesti. E questi spaccati di vita vengono commentati ed accompagnati da una serie di celebri canzoni dell’epoca cantate, anzi interpretate con eccezionale garbo dall’elegante e funambolico attore.
Il successo è assicurato da un eccellente cast di attori quali: Mauro Barbiero, Fabrizio Casagrande, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco.
E’ difficile trovare un aggettivo adeguato per definire le stupende scene di Emanuele Luzzati che si ispirano ai grandi pittori del novecento generalmente legati al contesto dei vari racconti. Non possiamo infine non ricordare i coloratissimi costumi ideati da Santuzza Calì e gli arrangiamenti musicali di Jacqueline Perrotin e le divertenti coreografie di Claudia Lawrence.
Il mare di Paolo Poli
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