di Matteo Bacchini
con Daniele Bonaiuti e Silvia Frasson
TESTO VINCITORE DEL PREMIO DI DRAMMATURGIA AVAMPOSTI D’AUTORE 2010
Produzione: Il Teatro delle Donne – Centro Nazionale di Drammaturgia
È la deposizione strampalata di un romanesco manesco che illustra a un maresciallo dei carabinieri come si trasforma un matrimonio in un funerale, con annessa testimonianza della sposa in quanto persona disinformata dei fatti (e di tutto il resto). Ma il fattaccio di cronaca nera resta in secondo piano – soprattutto nella coscienza dei protagonisti – e i riflettori sono puntati sulla “filosofia de vita” di due fratelli sballottati in un mondo diventato troppo complicato da capire. Un’armata brancaleone ridotta ai minimi termini che combatte la sua battaglia quotidiana contro l’italiano (la lingua) e lo straniero (gli albanesi i barboni i milanesi i napoletani i negri e il pandoro di Verona, in ordine di apparizione). Una piccola tragedia all’italiana che riprende dalla commedia all’italiana il gusto di far parlare i poveri diavoli, gli ultimi che saranno gli ultimi. E di farli parlare a modo loro, con una lingua che dà voce ai sentimenti più bassi (e più sinceri) del popolo italico, saltando gli ostacoli della grammatica e del vocabolario.
I Mostri cinquant’anni dopo, anche se non siamo più negli anni ‘60 e sul palco – come nel resto d’Italia – c’è poco da ridere.
Un secolo e mezzo dopo Garibaldi, il ritratto del belpaese è un frullato di ignoranza, un cocktail di luoghi comuni, una miscela pericolosa di consumismo e miseria. Aggiungere un bel po’ di TV e un pizzico di scuola dell’obbligo, agitare bene e servire prima che evapori senza lasciare traccia. O che vi esploda in faccia.
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