La vicenda si svolge nella città di Amburgo e narra di una gabbiana di nome Kengah la quale, mentre si tuffa nelle acque del mare del Nord in cerca di cibo, viene colpita dalla “maledizione dei mari”: un’onda carica di petrolio lasciata da una nave in difficoltà.
Raccolte le ultime forze, riesce a raggiungere la città di Amburgo precipitando vicino a una casa dove abita Zorba, un gatto dal mantello lucente nero. Morente, la povera Kengah riesce ad affidare il suo primo e ultimo uovo al gatto Zorba, dopo aver richiesto di mantenere tre promesse:
1) Di non mangiare l’uovo
2) Di averne cura finché non nascerà il piccolo
3) Di insegnargli a volare
Zorba promette di prendersi cura del piccolo che sta per nascere, e così non solo cova l’uovo, ma con l’aiuto dei suoi amici gatti (Colonnello, Diderot, Segretario e altri ancora) alleva con tanto amore la piccola gabbianella (che viene chiamata Fortunata) e la protegge dai pericoli. Il problema nasce quando Zorba deve insegnarle a volare, perché essendo un gatto non sa come si fa.
opo tanti inutili tentativi i gatti sono costretti a ricorrere all’aiuto “dell’uomo” e a rompere il tabù, cioè parlare agli umani nella loro lingua. L’uomo prescelto è un poeta, un uomo dall’animo sensibile, capace di capire e comprendere.
E così Fortunata riuscirà a spiccare il suo primo volo e a librarsi nel cielo: il suo mondo. La gabbianella e il gatto è ricco di spunti e di chiavi di lettura che può consentire di affrontare, anche con i più piccoli, temi di grande importanza.
Un romanzo ed uno spettacolo che invita a riscoprire valori come l’amicizia, la solidarietà, il rispetto per la natura, la tolleranza, la ricchezza della diversità senza enfasi e fastidiosi moralismi, ma con la poesia e la forza di chi sa alimentare i sogni di chi guarda.
La gabbianella e il gatto
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