Per la Stagione 2011/2012 della Fondazione del Teatro Stabile di Torino martedì 24 gennaio 2012, alle ore 19.30, debutterà al Teatro Gobetti (Via Rossini, 8) LO ZOO DI VETRO di Tennessee Williams, nella traduzione di Gerardo Guerrieri, interpretato da Jurij Ferrini (Tom/Jim), Alessandra Frabetti (Amanda), Isabella Macchi (Laura). L’ideazione scenica e la regia sono di Jurij Ferrini, aiuto regista Wilma Sciutto, composizione scene, costumi e luci Progetto U.R.T.
Lo zoo di vetro, prodotto da Progetto U.R.T. – Compagnia Jurij Ferrini, sarà replicato fino a domenica 29 gennaio.
«Essendo un “dramma di memoria”, Lo zoo di vetro può essere rappresentato con insolita libertà di convenzioni. Fatto com’è di una materia delicata e tenue, ha bisogno di un’atmosfera ricreata con tocchi leggeri e una regia sapiente e sottile. Queste osservazioni non vogliono essere solo una prefazione a questo dramma particolare, ma implicano la concezione di un teatro nuovo, plastico, che deve prendere il posto del teatro, ormai superato, delle convenzioni realistiche, se il teatro vuol riprendere vita come parte della nostra cultura»: ecco alcune frasi che Tennessee Williams scrive nelle note alla regia, parole che rimarcano la cifra stilistica delle opere principali, allusive, metaforiche, con una salda aderenza ad una realtà che riverbera i fantasmi personali dell’autore ma con l’esigenza di liberarsi, almeno in parte, dagli schemi del teatro realistico-naturalista.
Con il dramma di matrice autobiografica Lo zoo di vetro Williams raggiunge il successo nel 1945, trasformando in uno dei propri cavalli di battaglia un tema fino ad allora poco trattato dalla drammaturgia americana: il contrasto tra la realtà e l’illusione, ma soprattutto la consapevolezza che un’esistenza basata su sogni e speranze porta alla frustrazione e alla solitudine. Dotato di una trama estremamente semplice, il testo mette a nudo la solitudine degli esseri umani, l’incapacità di comprensione e di comunicazione che è la vera condanna di ogni individuo. In primo piano due figure femminili, due donne che anticipano la galleria di ritratti femminili disturbati e disturbanti dell’opera teatrale dello statunitense, vittime, come la madre e la sorella, di un mondo maschile duro e feroce. Nessun giudizio morale aleggia sui protagonisti, ma la loro degradazione è un accadimento che si svolge lentamente sotto gli occhi del pubblico. Scrive il regista Jurij Ferrini: «Il teatro di Williams è intramontabile come ogni classico. Le sue storie si possono ascoltare, vedere o leggere più e più volte e ad ogni passaggio si noteranno sfumature e significati che non si erano colti in precedenza».