Un evento da non perdere per la Stagione Teatrale Aquilana, organizzata dal Teatro Stabile d’Abruzzo e dall’Atam, Venerdì 27 gennaio, alle ore 21.00, presso l’ Auditorium Guardia Di Finanza, va in scena, “Novecento” di Alessandro Baricco con Eugenio Allegri.
“Non sei fregato veramente finchè hai da parte una buona storia, qualcuno che la racconti bene come sai fare tu e speriamo dei ragazzi disposti ad ascoltare”, queste le parole profetiche di Danny Boodman T.D. Lemon per tutti “Novecento”: trecentoquindici repliche in Italia e in Europa e circa centoventimila spettatori hanno decretato il successo di un monologo divenuto un “cult” della scena italiana.
Oggi, Eugenio Allegri riparte dal monologo di Alessandro Baricco per presentare la “Lettura di Novecento” che non è solo quella del libro, ma anche del film realizzato da Giuseppe Tornatore, “La leggenda del pianista sull’oceano”, visto che la colonna sonora sarà la medesima di allora e che accanto al leggio, su uno schermo scorreranno a tratti alcune immagini del film, ma soprattutto, dei momenti salienti della performance dell’attore che, con quel suo lavoro fatto di andamenti musicali della parola, di gesti surreali e di evocazioni magnetiche venne “scoperto” dalla critica e dal grande pubblico. Dunque una proposta per ritrovare in parte quel pubblico e per avvicinare i tanti giovani che in questi anni “Novecento” lo hanno letto, amato, regalato.
“Cos’è Novecento? – spiega Eugenio Allegri- Credo sarebbe inutile rispondere raccontando ancora una volta la genesi di uno spettacolo, poi di un libro diventato un “classico” e poi di una vicenda contorta e incomprensibile: tutti ormai sanno tutto e chi non sa può farne benissimo a meno, di sapere. Potrei dire piuttosto ciò che Novecento non sarà mai più per me. Ecco non sarà mai più semplicemente un numero. Non sarà mai più soltanto il secolo appena trascorso. Non sarà mai più un ricosciuto periodo letterario o storico o filosofico o artistico, e via di seguito… Non sarà mai più solo un libro perchè semmai per me è stato innanzi tutto un “copione”. Quello che invece voglio dire è che per me Novecento è stato e sarà per sempre il mio spettacolo e che, adesso finalmente lo posso dichiarare: io sono Novecento. Non sono l’unico, ma lo sono.Voglio dire: io gli altri “Novecento” li ho conosciuti… e non in teatro! Da ragazzo: per esempio nella periferia torinese in cui sono nato e cresciuto tra gente semplice che la sapeva lunga e non parlava mai di sè; li ho visti nelle strade, nei bar, negli alberghi di molte città; alcuni mi hanno rivolto la parola; altri si sono affacciati a quei luoghi spesso tristi e squallidi che sono i camerini dei teatri, lì a farsi riconoscere; altri ancora che dicevano di esserlo non lo sono mai stati; altri non lo saranno mai; alcuni hanno finto di esserlo…; uno, o forse due, li ho persi di vista e chissà se rispunteranno mai da qualche parte. Voglio dire: convivo da sempre con “novecento” perchè tutta la mia famiglia è “novecento”, lo è quella di Lei, lo sono molti dei miei amici e dei suoi; lo sono quegli impertinenti della FamigliaHolden; lo sono molti che se ne sono andati per sempre. Tuttavia si sappia che Novecento è in giro, dunque lo si potrà ancora vedere: “usciti” dal teatro basterà camminare per strada per sentirsi anche solo sfiorare da un qualsiasi bambino nato su una “nave”: basterà allungare un po’ le orecchie per sentire lontana ma nitida una voce che dice: “… tutta quella città, non se ne vedeva la fine…”.