Lo spettacolo nasce esplicitamente dall’esigenza di divulgare il
contenuto dell’omonimo libro di PINO APRILE. La necessità di far
conoscere al maggior numero di persone la storia dell’unità d’Italia,
della sua economia, di quanto fin’ora taciuto dalla storiografia
ufficiale sugli eccidi compiuti durante la cosi detta “lotta al
brigantaggio”, sugli squilibri tra nord e sud su cui fu basata tutta
l’economia del nascente Regno D’Italia, su come di fatto l’unità
d’Italia fu un atto di conquista sleale e scorretto da parte del
Piemonte a danno del Regno delle due Sicilie. Se non si ristabilirà la
verità su ciò che è accaduto 150 anni fa l’Italia non vivrà mai alcuna
pacificazione. La creazione di una supposta e sostenuta minorità
Meridionale è l’atto più grave che i fratelli del nord hanno fatto ai
danni dei fratelli del sud, ancora esiste a Torino il museo Lombroso,
che aveva trovato (a dir suo) il cranio del delinquente naturale
vicino Catanzaro. Di come ancora oggi la differenza di trattamento tra
nord e sud sia marcata, dell’assenza totale di infrastrutture nel
mezzogiorno e della deliberata volontà di mantenere il Sud in una
condizione coloniale, poichè questo è stata sin dall’unificazione e da
colonia viene ancora trattata. Dalla presa di coscienza si spera poi
un risveglio culturale e una riscossa, politica, economica, sociale.
La forma teatrale in cui verrà messo in scena questo materiale sarà IL
TEATRO CANZONE, in scena ROBERTO D’ALESSANDRO che cura anche
l’adattamento teatrale e la regia. Le canzoni sono di E. Bennato, M.
Modugno, musiche popolari dell’800. I costumi sono curati da
SALVATORE ARGENIO e ANNAMARIA PISAPIA. Allestimento scenico CLARA
SURRO. Ufficio Stampa MARIA FABBRICATORE
TESTIMONIAL NO LOMBROSO
La mia fronte è alta, le mie mascelle pronunciate, la mia faccia non è
perfettamente simmetrica, dovrò aspettare che ne faranno un controllo
post-mortem ma sono certo che anche la mia cresta occipitale sia
assente. Sono in tutto e per tutto un tipo lombrosiano, del resto sono
nato in Calabria da una famiglia calabrese da oltre 30 generazioni. Le
scoperte scientifiche di Ezechia Marco Lombroso hanno avuto sui
meridionali gli stessi effetti che la teoria della razza (di cui il
pensiero positivista ne fu l’origine) sugli ebrei, lager inclusi. Come
possa oggi nel 2011 lo stato italiano accettare l’esistenza di un
museo che testimonia le aberranti conclusioni dei vaticini
lombrosiani è un mistero. Del resto l’Italia ama i misteri, e fa di
tutto per conservarli. Solo in quella Torino dedita al demonio poteva
trovare posto un ossuario che testimonia che i meridionali sono dei
delinquenti naturali, atavici. Una vergogna che non sposta di un
millimetro il nostro capo dello stato (delinquente naturale anche lui
visto che è napoletano) impegnato in celebrazioni e festeggiamenti di
quell’unità che il 17 marzo 1861 dava il nome di Regno d’Italia al
regno di Sardegna. E solo nell’ottica della propaganda anti
meridionale che si può leggere e comprendere la persistenza di un
orrore come il museo Lombroso di Torino, propaganda cominciata
all’indomani dell’occupazione del Regno delle due Sicilie e mai
terminata, e lo testimonio sulla mia pelle, sulle discriminanti che
ancora oggi sono costtretto a subire soprattutto quando mi dicono:
“però non si direbbe che è meridionale”. Accolgo con entusiasmo
l’invito del presidente del comitato no-Lombroso Domenico Iannantuoni
di testimoniare contro il museo e contro Lombroso, è il minimo che può
e deve fare ogni meridionale, ogni uomo onesto, ogni uomo libero,
essere sentinella contro l’imbecillità e l’ottusità, contro l’avidità
e le prevaricazioni. Non opporsi significherebbe esserne complici.
Grazie al comitato no-lombroso, grazie a Domenico Iannantuoni.
Terroni
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