Serata indimenticabile. Ieri sera sul palcoscenico del Tieffe Teatro Menotti si sono esibiti due artisti Maddalena Crippa e, attraverso la sua voce, Giorgio Gaber.
Brava, bella, intelligente, coinvolgente, intensa. Artista di grande forza espressiva. Cosa si può dire di più di Maddalena Crippa? Ci si può chiedere: quando interpreta con passione e grande talento le canzoni di Gaber è la grande interprete che si esibisce o è l’autentica Maddalena che si racconta in un processo di interiorizzazione con la poetica dell’autore? A me pare che quello di Maddalena sia un percorso filosofico nel mondo dell’artista, un viaggio alla ricerca delle sue passioni, dei suoi valori e della sua poetica.
“E pensare che c’era il pensiero” è uno spettacolo composito dove la musica è al servizio della “parola”, della poesia, dell’impegno etico e sociale. Pagine ricche di grande umanità, di forte intensità poetica, di acuto umorismo e di incredibili spunti premonitori. Nelle sue canzoni e nei suoi monologhi Gaber (con Leporini) svela il suo dissidio interiore e stigmatizza senza pretese predicatorie la crisi dell’uomo moderno soffocato dai miasmi della politica e sequestrato dal mercato che gli inaridisce le sorgenti morali. L’artista nel suo sogno profetico aveva capito che l’uomo stava perdendo e avrebbe definitivamente perso la dignità, il valore della laicità, il senso dello Stato e dell’appartenenza.
L’ottima regia è curata da Emanuela Giordano, mentre la parte musicale si avvale della raffinata esecuzione di Massimiliano Gagliardi al pianoforte e di tre bravissime giovani coriste: Chiara Calderale, Miriam Longo e Valeria Svizzeri. L’entusiasmo degli spettatori, che già avevano applaudito con grande calore la bravissima artista, è esploso con vere e proprie ovazioni, quando alla fine Maddalena, Massimiliano e le tre coriste seduti vicini gli uni agli altri hanno cantato da dio (lasciatemelo dire) senza alcun supporto musicale i più popolari successi del Gaber prima maniera (Goganga, Cerutti Gino, torpedo blu, barbera e champagne). Infine con la delicata, intima esecuzione di “Non arrossire” la commozione ha superato gli argini della riservatezza. Un momento magico…