regista, drammaturgo e attore Renato Sarti, con il suo formidabile “Chicago boys”, è riuscito a raccontare con mezzi scarni ma poderosi l’intera epopea economica del nostro tempo, con il linguaggio delle emozioni, della denuncia e dellа passione civile. Sarti vince la sfida di mettere in scena con urgenza e necessità l’immane tragedia economica che attraverso la tirannia del profitto di pochi mira all’asservimento degli uomini, alla espropriazione della loro dignità servendosi con cinismo di ogni mezzo: dalla guerra, alla catastrofe naturale, dalla menzogna mediatica al ricatto della sicurezza. Il protagonista è il capitalismo finanziarizzato e gangsteristico, il cui scopo è uno sviluppo ipertrofico virtualizzato in favore del privilegio affermato come unico diritto legittimo. Il teatro epico e grottesco di Sarti, che ricorda quello politico di Ervin Piscator, ribadisce con forza che il teatro è in grado di confrontarsi con ogni aspetto della commedia umana, ieri come oggi, oggi come domani.Oltre al contenuto e alla denuncia sociale questo spettacolo è meraviglioso; ha una crescita drammaturgica e spettacolare che ti spiazza e che non ti aspetti: partendo infatti in una direzione molto forte ci si aspetterebbe che il tono rimanga quello per tutta la durata; invece no, cresce lasciandoti senza parole.(Moni Ovadia)
Dopo i sold out del 2011 all’Elfo Puccini perché riproporre Chicago Boys?Perché dopo un anno di fallimenti, crack finanziari che hanno fatto perdere agli stati nazionali 15 trilioni di dollari per salvare le banche e compagnie di assicurazioni private, conti pubblici in balìa di misteriose agenzie di rating e in un momento di profonda crisi del sistema economico globale, questo spettacolo – nato in forma breve per Report di Milena Gabanelli su RAI 3 – può spiegarcene cause e meccanismi.
Il protagonista, spietato finanziere capitalista interpretato da Renato Sarti, fa parte della stretta elite dello 0,15% degli abitanti del pianeta che continuano ad arricchirsi a spese del 99,85% della popolazione mondiale.Chicago Boys ci può far capire con violenta lucidità questi fenomeni contemporanei grazie ai quali mentre in India 200 mila contadini si sono suicidati a causa della fame,la Monsanto – il pilastro mondiale dell’agricoltura – incrementa del 104% il proprio fatturato e come, mentre il ceto medio sprofonda sotto la soglia di povertà, le multinazionali del lusso come Prada (+ 31% nel 2010) e Ferrari (+ 17,3% nel 2011) incrementano i fatturati.
In un rifugio anti-atomico, in compagnia della sua escort russa, dalle acque putride di una vasca da bagno, questo viscido e poderoso faccendiere, sostenitore dei Chicago Boys, vive, mangia e si disseta, compra azioni e tiene una conferenza “strampalata, senza lieto fine” nella quale cercherà di adescare tra il pubblico nuovi adepti.I Chicago Boys erano seguaci del grande guru del liberismo Milton Friedman che hanno influenzato le politiche di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, Cile, Argentina, Russia, Polonia e Cina ecc.
“Ma una stampella non può camminare da sola”: l’imposizione di queste politiche economiche è sempre stata affiancata da golpe, spietate dittature, sanguinose repressioni di piazza, torture e desaparecidos, di cui il nostro protagonista si vanta.L’altra faccia della medaglia del liberismo sfrenato sono licenziamenti, diminuzione di stipendi, pensioni e welfare, quindi miseria, malavita, alcoolismo, tossicodipendenze, AIDS, prostituzione minorile e suicidi.Uno spettacolo che attraverso il motto “Pubblicizzare le perdite e privatizzare i guadagni” ci porta fino ai giorni nostri. Le grandi multinazionali hanno puntato l’attenzione pure su materie prime come l’acqua, e con il trattato di Kyoto anche l’aria, mentre un rapporto delle Nazioni Unite sulla povertà mondiale rivela che ogni giorno muoiono 4.900 bambini per mancanza di acqua potabile .
E se addirittura dai piani alti dei grattacieli di Wall Street e George Magnus, Ubs (Unione banche svizzere) auspicano una sana rilettura del buon vecchio Marx, ci sarà un motivo…Prima che sia troppo tardi, sarebbe il caso di ripensare alla folle corsa del consumismo e allo strapotere della speculazione finanziaria, di opporre al motto “Libera volpe in libero pollaio”, la saggezza di un proverbio greco che dice “Se vedi che non ti sazi, fermati!”; ne va la salute di tutti, pianeta compreso, ormai vicino al collasso.(Renato Sarti)
ORARI:feriali h 20.45 – festivo ore 16 – lunedì riposo
PREZZI: intero 16 € – ridotti 13/8 €
www.teatrodellacooperativa.it – Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997