Piero Maccarinelli firma la regia di Colazione da Tiffany l’adattamento del breve romanzo gioiello di Truman Capote pubblicato nel 1958 da cui Samuel Adamson ha tratto una riduzione teatrale e che il cinema ha reso immortale con la pellicola del 1961 con Audrey Hepburn diretta da Blake Edwards.
La versione teatrale è decisamente e necessariamente distante da quella cinematografica e si ispira al mondo di Truman Capote, alla sua biografia, nell’intento di mantenere la brillante leggerezza e la malinconia della vera storia di Colazione da Tiffany. Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia sono i protagonisti Holly Golightly e William Parson, personaggi ispirati rispettivamente alla madre di Truman Capote e allo stesso autore che nella dualità Holly/Lulamae e William/Truman portano a riscoprire la vera storia di Colazione da Tiffany.
Holly Goligthly è una cover girl americana arrivata a New York un po’ lolita cresciuta, un po’ traviata; intorno a lei ruotano i molti personaggi del mondo ridicolo e patinato dell’East End newyorkese: un agente di Hollywood, un mafioso italoamericano, il proprietario di un bar, ricchi diplomatici brasiliani…. Lei vive in una modesta casetta dell’East Side popolata da una fauna artistica al limite della sopravvivenza e della trasgressione.Tutti sono un po’ innamorati di Holly che sembra attraversare la vita in punta di piedi: il suo passato, il primo marito, la sua attività di prostituta, le sue feste sgangherate… ma Holly ha una grazia innata e per tutti “è in transito”. Nessuno la può fermare, catturare o dire che appartenga a lui…
È un personaggio incantevole, dotato di una grazia sorprendente e, anche quando perde il bambino che aspetta dal diplomatico brasiliano, sa rimettersi velocemente in piedi e ricominciare a vivere.
Suo contraltare è lo scrittore William Parsons (forse un Truman Capote giovane) timido, impacciato, che subisce il suo fascino e la considera sua fonte di ispirazione; è platonicamente innamorato di lei anche se con delle sfaccettature che alludono ad altre sue preferenze.Trascinato da Holly a conoscere e vivere la grande New York, William con l’amico confidente Joe Bell, è la nostra guida fra le pagine del testo teatrale.
L’atmosfera è sempre sottile, frizzante, un alito di freschezza soffia in quasi tutte le situazioni ma i personaggi hanno dei chiaroscuri nella scrittura di Adamson/Capote; ritroviamo Holly con la sua nostalgia per il fratello, le sue passioni per New York, la ricerca del suo posto nel mondo e soprattutto la gioielleria Tiffany dove si sente protetta e al sicuro.Tutti, insomma, sono disposti a dire “ti amo” ad Holly ma è lei che non sembra disposta ad aprire il suo cuore e quando lo concederà a Josè e lui la tradirà, capirà di essere ancora quell’animaletto selvatico di 14 anni, Lulamae, figlia della provincia americana, gatta selvatica anche se adorabile. Insomma una Holly bizzarra, simpaticissima, commovente e reale.
Uno spettacolo che fa rivivere la favola della bella e umbratile Holly che non può appartenere a nessuno perché potrebbe stabilirsi e comprar mobili solo se potesse trovare un posto come Tiffany dove potersi sentire a casa… ma senza brillanti però, perché prima dei quarant’anni fanno volgare!