Per la prima volta in Italia va in scena una serata che unisce quattro grandi coreografi, per un’antologia unica, con quattro capolavori rappresentativi dello stile americano. E’ lo spettacolo L’arte della danza americana, in scena al Teatro dell’Opera di Roma da martedì 6 marzo, alle 20.30.
In programma Diversion of Angels di Martha Graham, balletto in un atto su musica di Norman Dello Joio, ripreso dai coreografi Denise Vale, Peter London, Peggy Lyman che reinterpretano la poetica divagazione della leggendaria Martha Graham sulla bellezza della gioventù. Interpreti principali Gaia Straccamore e Damiano Mongelli, si alterneranno con Alessandra Amato e Paolo Mongelli (9, 10 marzo). Il titolo, che originariamente era Wilderness Stair, è preso da un poema di Ben Bellitt. La prima rappresentazione ebbe luogo il 13 agosto 1948 al Palmer Auditorium di New London, in Connecticut. È un balletto lirico sulla giovinezza, il piacere e l’allegria, la gioia e la tristezza improvvise legate al primo innamoramento.
Segue Day on Earth di Doris Humphrey, una delle pioniere fondatrici della danza moderna americana, su musica di Aaron Copland. In scena Paul Dennis nel ruolo dell’Uomo, si avvicenderà con Alessandro Tiburzi (7, 8 marzo) e Riccardo Di Cosmo (9, 10 marzo); nel ruolo della Donna Alessia Barberini si alternerà con Claudia Bailetti (9, 10 marzo). La creazione di Doris Humphrey risale al 1947, due anni dopo il suo ritiro dalle scene, quando José Limón le chiese di dirigere la sua compagnia. Dalla loro unione artistica, che durò fino alla morte di lei nel 1958, è nato un repertorio moderno unico ed un approccio al movimento che ha modellato le successive generazioni di artisti e danzatori. La versione di Day on Earth rimontata all’Opera di Roma porta la firma di Paul Dennis e Sarah Stackhouse, impegnata anche nella ripresa dell’assolo di José Limón, Chaconne, eseguito da Raphael Boumalia nelle recite del 6 e 7 marzo e da Manuel Paruccini nelle recite dell’ 8, 9 e 10 marzo.
In Chaconne ritroviamo l’influenza messicana sin dal titolo. Per il suo capolavoro, per la prima volta in scena nel 1942, José Limón si è ispirato alle danze folcloriche del Messico arricchendole di connotazioni fortemente emotive ispirate alla musica di Johann Sebastian Bach.
Chiude la serata The River di Alvin Ailey, rimontata da Clifton Brown, e Masazumi Chaya: una miscela di danza classica, moderna e jazz sulle note di Duke Ellington, che vede impegnato in scena lo stesso Brown con Gaia Straccamore, insieme al Corpo di Ballo dell’Opera. Nato nel 1970, su commissione dell’American Ballet Theatre, è il frutto della leggendaria collaborazione tra Alvin Ailey e Duke Ellington. L’allegoria coreografica di Ailey combina danza moderna, balletto classico e jazz quasi a esprimere la mutevolezza dell’acqua nel suo viaggio verso il mare; una sorta di celebrazione della nascita, della vita e della rinascita. Come ha scritto il New York Times: “The River rivela al meglio l’estro di Ailey”.
Sul podio David Levi che ritorna a dirigere l’Orchestra romana dopo Uno sguardo dal ponte di William Bolcom.
Dopo la prima di martedì 6 marzo (ore 20.30), Graham, Humphrey, Limón, Ailey sarà replicato mercoledì 7 (ore 20.30), giovedì 8 (ore 20.30), venerdì 9 (ore 20.30) e sabato 10 marzo(18.00).
Info: www.operaroma.it