Confrontarsi con Oscar Wilde è una sfida. Una sfida da non sottovalutare. ‘The importance of being Earnest’ è già stato analizzato, studiato, rivisitato in ogni modo, rendendo concreto il rischio di scadere nel già visto o di eccedere per evitarlo: un limite, quello tra reinterpretazione ed esibizionismo, che il teatro contemporaneo tende a oltrepassare spesso. Ed è qui, sull’orlo fra il creativo, l’assurdo e la minaccia del banale che possiamo collocare anche questa rappresentazione.
Con Wilde tutto comincia dall’aspetto esteriore, e per quanto il testo si riveli incredibilmente attuale, non riusciamo a scioglierlo da quell’Ottocento con cui mantiene forte il legame, non riusciamo a svincolarci da una Londra più o meno vittoriana come ambientazione di questa commedia. Forse perché i gentiluomini che Wilde ci descrive hanno da tempo cessato di esistere, forse perché ormai usiamo un linguaggio differente, estraneo alle forme di cortesia e spesso anche alla grammatica, forse perché abbiamo dimenticato l’arguzia, che invece Wilde e i suoi personaggi conoscono bene. Eppure è evidente che anche se da allora la società è cambiata, perdendo inevitabilmente qualcosa per strada, prima di tutto la cavalleria e quelli che ormai sono abiti d’epoca, i difetti si sono conservati, restando più o meno inalterati, e Wilde ce li mostra ancora con la stessa, pungente ironia.
Così ci ritroviamo qui, in bilico fra Ottocento e Duemila, a intuire con uno sguardo alla scena quale sarà il tono di quest’opera: a metà tra novità e tradizione, sul confine sottile fra creatività ed esagerazione, come a Wilde in effetti si addice.
La scenografia è un salotto dell’alta borghesia, dominato al centro da una sorta di triclinio romano, un divano che dice ‘dandy’ fino all’ultima cucitura anche se di fatto richiama gli ornamenti di una scultura etrusca funeraria. La fodera zebrata è la sintesi perfetta di Algernon e del suo stile, insieme a uno sfondo multimediale in cui può usare il telecomando Wii per suonare un pianoforte virtuale. Il giardino del secondo atto si ottiene semplicemente rivestendo lo stesso divano con uno strato di prato sintetico, tolto poi in diretta dal maggiordomo per riportarci bruscamente con un damascato nella villa di campagna dell’atto conclusivo.
Con la scelta dei costumi il vittoriano diventa inaspettatamente dark neogotico, un Ottocento che gli anni Novanta hanno profondamente rimodellato: Jack e Algernon sembrano usciti da ‘La sposa cadavere’, Lady Bracknell somiglia alla regina di cuori di Alice, e Gwendolen ricorda in modo inquietante la protagonista di quel film con Johnny Depp che fa il barbiere tagliagole. In sostanza, sembrano disegnati da Tim Burton e probabilmente arrivano da Camden Lock e dal suo strano mercato.
L’interpretazione, infine, è ritmata secondo il tempo dettato dalla sincronia del testo dello Wilde più puro, e alcuni spunti di regia interessanti rielaborano in nuove vesti i personaggi, concedendo alle loro azioni altri sottotesti. Perché Wilde nel testo si rivela, e questa commedia degli equivoci è il pretesto con cui si manifesta, celando i suoi aforismi nell’intreccio per farli uscire allo scoperto, portando alla luce quello che sarebbe il significato nascosto del testo, un messaggio che esce dalle righe e si fa concreto sul palco, diretto e quasi inosservato al tempo stesso. Ma oltre le parole, Wilde lascia spazio al personaggio, che mantenendo lo stesso ritmo e tenendo il tempo che l’autore aveva scelto, potrà acquisire una forma nuova, e con questa una nuova sostanza. Anche se i personaggi non sono altro che maschere di un unico protagonista, Wilde ancora una volta.
Perché Wilde è così, nasconde nella facciata l’essenza, racconta il significato con la perfezione della forma, mescola alla sostanza l’apparenza, legando aspetto e contenuto nella stessa trama. Una trama, quella di ‘The importance of being Earnest’, che alla fine è insieme frivola e profonda, capricciosa e colta, e sempre raffinata, che sia moderna, vittoriana o gotica. E questa messa in scena del resto è come Wilde e tutta la sua opera: zebrata e damascata.
Cast
Harriet Ballard
Simon Grujich
Janet Jefferies
James McNicholas
Rachel Nussbaum
Creative
Author: Oscar Wilde
Director: Henry Filloux-Bennett
Producer: Arcade Productions and the Old Red Lion Theatre
Designer: Katharine Heath
Lighting Designer: Eoin Furbank
Sound: Dan Jeffries