La visione di un luogo religioso dove un Dio distratto ha voltato lo sguardo altrove viene rappresentato dallo struggimento emotivo dei personaggi. Il loro dibattersi in preda alle emozioni è evidenziato da uno spazio che, senza pietà, li rende umani e soli di fronte la magnificenza del divino altrove.
La scenografia si serve essenzialmente di tre elementi: da una parte un crocefisso e un altare che, muovendosi sulla scena, rimangono sempre presenti ma custodiscono di volta in volta significati diversi; dall’altra mani e corpi contorti che escono dalla scenografia e ci danno una rappresentazione diretta dell’universo emotivo dei personaggi. Tutto sembra fare da contorno ad un tragico rapporto tra umano e un divino che si nasconde o non c’è. Opera di straordinario impatto emotivo.
L’ambiente parla una lingua differente grazie alle coloriture e a questi sbalzi di corpi e di mani che entrano all’interno della scena: la grazia, la pietà, la rassegnazione e la violenza sono elementi linguistici all’interno della scenografia stessa, che sbalzano all’interno dell’ambiente.
Il tavolo e il Crocifisso sono presenze costanti: il potere temporale e quello divino si alternano in scena con presenze differenti ma con la medesima metafora, l’oggetto diventa espressione dell’umana condizione: i valori, i sentimenti, le pulsioni appartengono ai personaggi della vicenda che mostrano.
Uscire da una visione del melodramma come messa in scena totale è stato per me un ricondurmi alla note di Puccini e unire ancora di più le sue indicazioni, le melodie dei personaggi alla conduzione del dramma umano di Tosca.
Le Scene:la proposta di riprodurre gli interni di Sant’Andrea della valle e di Palazzo Farnese e per finire le prigioni di Castel Sant’Angelo con elementi frammentati di colori diversi, vuole definire i tre ambienti secondo le indicazioni del regista dove la spiritualità vuole e deve entrare in scena. I pannelli costruiti in fibra di vetro e resina con coloriture e fiammature di pigmento sono costruiti seguendo una logica emotiva, che naturalmente cambia negli atti. La struttura manifesta un carattere di stanza con attigui altri mondi e il cambio scena mette in evidenza differenti variabili di colore e posture di mani , di corpi e di volti , in un crescendo emotivo.
La novità della stagione 2011-2012 è l’impegno di Teatro dell’Opera che si presenta come la prima realtà teatrale ecosostenibile.
Si impegna infatti a creare un progetto ecosostenibilità e riconsidera tutti i suoi momenti produttivi seguendo i principi di questo valore già intrinseco nella natura stessa della nostra associazione.Teatro dell’Opera crede fermamente nella possibilità di proteggere e di utilizzare consapevolmente le risorse naturali e culturali del nostro pianeta. Questo significa avere uno sguardo sul futuro e sui nuovi modi di vivere la comunità.
Ed è proprio per questo che ha creato legami e collaborazioni in modo da divulgare e far conoscere questo nuovo stile di vita attraverso altri marchi ecosostenibili.