Una rimpatriata tra amici sulle rive di un lago, fra vecchi rancori e nuovi amori: una pièce di Carlotta Clerici tra Cechov e Kasdan
Il Ritorno è un’opera che piace ai quarantenni, perché vi vedono riprodotti i loro vizi e le loro inquietudini. Piace agli amanti delle atmosfere simboliste perché non è difficile trovare un richiamo al teatro di Anton Cechov, in particolare al Gabbiano. Piace ai cinefili perché ricorda il Grande Freddo di Lawrence Kasdan. Insomma, è una felice sintesi dei temi e dei linguaggi della drammaturgia contemporanea.
La storia si dipana lungo cinque giornate e narra di una rimpatriata tra amici di vecchia data condita da vecchie passioni, qualche rancore, successi e fallimenti. A far da sfondo un lago, presso il quale tutti i protagonisti hanno vissuto la loro giovinezza, e un albergo un po’ cadente che andrà presso all’asta per i debiti accumulati dal proprietario. Il finale sarà tragico, ma sono i dialoghi – reali e talvolta crudi – a tenere lo spettatore incollato alla poltrona.
Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, per la regia di Marco Bernardi, Il Ritorno è stato scritto nel 2005 da Carlotta Clerici e giunge a Roma, al Teatro Vittoria, dal 12 al 22 aprile. Gli interpreti sono Sara Bertelà, Corrado D’Elia, Roberto Zibetti, Giovanna Rossi e Roberto Tesconi.